Dietro le quinte

Silvio Berlusconi chiama Matteo Salvini: accordo in vista (e anche le primarie)

Andrea Tempestini

Il vecchio leone è ancora capace della zampata vincente e il giovane leone è più in forma che mai. Difficile che vadano ad azzannarsi fra loro per rubarsi fette di territorio. Molto più probabile che partano insieme all'assalto per riprendersi quanto perduto. Anche se da posizioni diverse, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sono sulla stessa linea del fronte e il risultato delle elezioni Regionali ha rafforzato in entrambi la consapevolezza di questo e ha riempito i serbatoi dei rispettivi partiti con la benzina dell’ottimismo, carburante di cui il centrodestra aveva bisogno vitale, dopo un anno in cui Renzi ha tentato di tutto per annichilirlo. In entrambi i quartieri generali si respira la necessità di ritrovare la quadra, per dirla come ai tempi di Bossi. Non c’è fretta, perché il risultato va pesato, le posizioni sono ancora lontane, i modi diversi e i leader ancora di più, ma il punto d’arrivo è condiviso. Berlusconi e Salvini si sono sentiti subito dopo il voto e hanno messo in calendario un incontro a quattr’occhi. Nel frattempo, hanno fatto partire i messaggi reciproci, con Forza Italia che intona il refrian del «centrodestra che quando è unito vince» e Salvini che risponde «porte aperte a Berlusconi». Il collante è che da ieri Forza Italia e Lega hanno la prova che Renzi non è imbattibile e la conferma che non riesce a rubare voti al centrodestra e quindi il Partito della Nazione è morto ancora prima di nascere; in più, è prevedibile che per evitare un effetto domino del caso ligure sarà costretto a spostarsi a sinistra riaprendo spazi a Forza Italia. Già da prima sapevano che l’Italicum, con il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione, le costringe a presentarsi insieme se vogliono coltivare speranze di governo. Tanto basta per cercare una piattaforma comune da cui muovergli battaglia. Salvini è l’uomo del momento, l’unico vero vincitore della tornata elettorale, capace di doppiare Forza Italia in Veneto, Liguria e Toscana. È convinto di essere la forza trainante e lo rivendica a piena voce dichiarando che «è la Lega la vera alternativa a Renzi» ma ormai ha ambizioni e progetti da uomo di governo - come confessato nell’intervista di dieci giorni fa a Libero - e non da leader dell’opposizione e sa che per quanto possa portare in alto il Carroccio, da solo non potrà mai conquistare il Sud, e neppure fronteggiare la sinistra unita al Nord o al Centro. Quindi è orientato a sedersi al tavolo della trattativa, anche se è persuaso di farlo in posizione di vantaggio e che sarà Berlusconi a cercarlo. Lascia la porta aperta e attende. Intanto picchia sui temi che l’hanno portato su e si presenta in conferenza stampa con la maglietta “Ruspe in azione”; ma assicura che avrà la cravatta quando la prossima settimana incontrerà gli uomini di Confindustria. Berlusconi è convinto che Forza Italia abbia toccato il fondo e ora possa solo risalire. La vittoria nella rossissima Liguria del suo consigliere Toti è stata un ricostituente, e molto bene gli ha fatto anche constatare che chi come Fitto si allontana da lui si condanna all'irrilevanza o a tornare a bussare alla sua porta. L’affermazione del Carroccio l’ha lasciato di stucco per le dimensioni e l’ha convinto ad archiviare il progetto del Partito Repubblicano, visto come un’inutile riedizione di Forza Italia. Il suo prossimo sforzo sarà rimettere insieme il partito e dargli una nuova forma, recuperare il 50% degli astenuti, resettare la classe dirigente, selezionando e rottamando, e studiare un punto d’incontro con la Lega; e il politicissimo neogovernatore Toti si sintonizza subito esordendo con un «fuori gli immigrati dalla Liguria» che è una carezza al leghista Rixi, che gli ha lasciato candidatura e poltrona. Pare invece riposta per sempre ogni tentazione di tornare al dialogo con Renzi. Con il fiorentino e il suo giglio, magico e non, si è rotto ogni rapporto di fiducia. Altra acqua deve passare sotto i ponti perché questo nuovo centrodestra trovi il suo assetto. E il tempo farà gran parte del lavoro, selezionando i compagni di viaggio di Berlusconi e Salvini, distribuendo le parti in commedia, e trovando gli equilibri. Il veto leghista ad Alfano sembra insuperabile, ma certo altri partiti faranno parte dell’intesa elettorale. I temi verranno equamente spartiti per coprire la massima parte dell'elettorato e i comprimari devono ancora essere selezionati. Ma si cercherà fortemente di trovare una soluzione anche alle polemiche e ai dissidi in apparenza più forti e chi divide sarà allontanato. La Lega non abbasserà di un decibel i toni su immigrati, Europa e sicurezza. Berlusconi continuerà a martellare su tasse e giustizia. Il primo test saranno le elezioni del 2016 per il sindaco di Milano. Il centrodestra non può permettersi di perderle per la seconda volta consecutiva. Salvini sarebbe il candidato naturale, ha sempre detto che sarebbe il suo sogno ma per come si è messa la situazione una sua discesa in campo ormai è quasi impossibile. L’impegno è troppo assorbente e lo allontanerebbe dallo scacchiere nazionale, nel quale vuole continuare a muoversi da protagonista assoluto. Sarebbe un passo indietro. Più facile che la Lega indichi un vice forte da affiancare a una scelta condivisa, magari un uomo non di partito ma d'area. Forse Passera. E poi lo scenario è andare a sfidare insieme un Renzi fiaccato da anni di promesse non realizzate, riforme inefficaci e risultati economici al di sotto delle aspettative. A quel punto Salvini potrebbe proporre le primarie per scegliere il candidato. Berlusconi è sempre stato nei fatti contrario ma molti nel suo partito la pensano diversamente. E varcata la soglia delle ottanta primavere Silvio potrebbe tenersi la golden share dell’alleanza e un ruolo attivo ma non necessariamente di candidato premier. In privato parla della «necessità di fare un passo indietro». Ma finora poi ci ha sempre ripensato richiamando a sé tutti i riflettori e ritagliandosi il ruolo di salvatore della patria. Qualcosa però da ieri pare davvero cambiato. di Pietro Senaldi @PSenaldi