Il voto amministrativo
Partito della Nazione, nessun travaso di voti da Forza Italia: è già morto
A volere sforzarsi, ci sarebbe una buona notizia per il centrodestra nelle Comunali in Trentino Alto Adige, oltre a quella della Lega che doppia e in alcune città triplica il risultato delle Europee del 2014. Ed è che anche se Forza Italia scomparisse, il Pd di Renzi non guadagnerebbe neppure un voto dalla dissoluzione azzurra. È quanto avvenuto a Trento e a Bolzano, dove Forza Italia agonizza intorno al 4% ma i Democratici pur vincendo perdono voti, nonostante per cercare di portare fieno in cascina si sia spinto fin lassù carico di promesse il ciarliero premier in persona. Niente, i flussi elettorali dicono che piuttosto che votare un candidato di Matteo, l’elettore che non ne può più di Berlusconi se ne sta a casa, o sceglie la Lega se non perfino Grillo. Segno che forse il parallelismo con il Cavaliere non porta consensi né fortuna al presidente del Consiglio e spinge chi ci crede, da sinistra o da destra, ad altre scelte. Magra consolazione, ma è il segnale politico che il Partito della Nazione è nelle speculazioni di Renzi e dei notisti di Palazzo ma non nella testa degli elettori, che anzi sembrano scacciarlo come la peste. E che Berlusconi, per quanto possa crollare Forza Italia, difficilmente tornerà indietro sulla via del Nazareno e concentrerà invece ogni sforzo per compattare l’opposizione di centrodestra, cui la mancata crescita del Pd restituisce spazio. Brutta botta per il premier, che non fa mistero di sentirsi un po’ angusto nel recinto del vecchio Pd di sinistra e da sempre cerca di accattivarsi le simpatie dell’elettorato moderato e proporsi come leader unico, moderno e al di sopra dei partiti. Acquista così un’importanza decisiva l’esito delle Regionali in Liguria, terra profondamente rossa dove Forza Italia, Lega e FdI corrono insieme ma la sinistra si presenta divisa tra renziani e una sorta di fronte popolare che va da Civati alla Cgil a Vendola. Se l’azzurro Toti vincesse o comunque ottenesse un buon risultato, Renzi sarebbe costretto a svegliarsi dalla sua narrazione e realizzare che il centrodestra non è morto e la scissione a sinistra può fargli male. Pesante sarebbe anche una sconfitta in Veneto, dove il premier si è esposto per la neovip Moretti, a rinforzo della quale ha spedito perfino il suo pezzo da novanta, la ministra Boschi. Se nonostante un centrodestra spaccato in due come una mela, con il leghista Zaia e Forza Italia da una parte e l’ex leghista Tosi e Ncd dall’altra, la Moretti perdesse, anche per il voto contrario di Cgil e vendoliani, sarebbe un altro messaggio pesante che la sinistra recapita a Renzi. Che molto si gioca anche in Campania, dove sostiene un candidato decaduto e rinviato a giudizio le cui liste sono state additate da Saviano come ricettacolo della camorra, tanto che sia l’aspirante governatore che il premier hanno fatto appelli a non votare i nomi più scabrosi. Non è quest’ammucchiata, dove con i candidati democratici compaiono demitiani, ex mastelliani, ex berlusconiani e pure fascisti, il bozzolo del Partito della Nazione che Renzi sogna, ma è tutto quello che di esso si intravvede finora. di Pietro Senaldi