Dietro le quinte

Matteo Renzi, la "buccia di banana" su cui può scivolare è Dario Franceschini

Andrea Tempestini

Come capita spesso in questi giorni convulsi fioccano runioni e tete a tete fra esponenti della minoranza del Pd in vista del voto (probabilmente di fiducia) sull’Italicum. In un bar a pochi passi dalla Camera dei deputati in un pomeriggio dove non c’erano politici in giro, è stato facile notare il lungo caffè preso fra il senatore Miguel Gotor, supernemico di Matteo Renzi e il deputato sardo Marco Meloni, uno dei 10 esponenti della minoranza del partito sostituiti in commissione affari costituzionali della Camera proprio per fare passare la legge elettorale intonsa.I due si stavano sbracciando al bar, disegnando sul tavolino ampi scenari da battaglia navale. Ma quando è entrato il cronista e ha chiesto: “state facendo il piano della rivoluzione?”, si sono subito ricomposti, sorridendo. Gotor ha assicurato che non si stava parlando di politica attuale, anzi: “gli stavo raccontando di un bigliettino che Aldo Moro mandò a Giulio Andreotti molti anni fa per rifiutare di entrare nel governo…”. Meloni ha confermato: “lui è un professore, mi insegna…”. Adesso pazienza se parlavano di come affrontare senza perdere la faccia il caso della legge elettorale, ma che due deputati ancora non in età da Alzheimer passino i pomeriggi al bar a discettare di Moro e Andreotti, beh.. ci sarebbe stato da chiamare la neurodeliri subito… Ma visto che la favoletta era raccontata con tanta convinzione, siamo stati al gioco e ci siamo calati in quei tempi. E’ il cronista che ha provato a raccontare sperando nell’arte della maieutica: “Sapete cosa sarebbe accaduto sull’Italicum a quei tempi? Che gente come voi avrebbe tenuto duro sul voto segreto, magari facendolo chiedere da altri. Un po’ come sta avvenendo ora, con Forza Italia. E nel segreto dell’urna ai tempi di Moro e Andreotti avrebbero sicuramente fatto cadere Renzi, ben sapendo a cosa si sarebbe andati incontro. Se il governo va giù, bisogna sciogliere e votare. E si vota con il Consultellum, la sola legge con cui buona parte di voi della minoranza Pd riuscireste ad essere messi in lista con buona speranza di rielezione. Se qualcuno vi sbarra la strada, la lista ve la fate da voi”. Gotor e Meloni sembrano incuriositi, quasi ingolositi. E la storia prosegue: “Dopo un voto con il proporzionale, che accadrebbe? Nessuno avrebbe la maggioranza. Il Pd dovrebbe cercare un governo di coalizione assai largo. E agli incontri di rito i possibili soci direbbero che ci stanno, ma c’è un piccolo problema: Renzi, non puoi fare tu il premier, indica qualcun altro. E chi è il vero leader ombra della maggioranza Pd, l’uomo oggi decisivo sia nel partito che nel Parlamento? Ma ovvio: Dario Franceschini… Chissà che il giorno di quel voto segreto sull’Italicum non sia stato qualcuno dei suoi a dare la spintarella decisiva a Matteo pensando a questo momento…”. La favola ambientata nella primissima Repubblica a questo punto si interrompe. Sia Gotor che Meloni si agitano: “Franceschini? Noooo… Allora ci teniamo Matteo!”. Ecco, appunto. Era solo una fiction, fantapolitica. Non siamo ai tempi di Andreotti e Moro. Quelli avevano davanti il Pci dell’epoca. Ora ci sono solo quelli della minoranza dem… L’Italicum è già legge. Continua a leggere su L'imbeccata di Franco Bechis