L'intervista a Libero

Gaetano Quagliariello sfida Renzi: "Nuovo accordo o Ncd se ne va. Non siamo più obbligati a stare nel governo"

Giulio Bucchi

«Matteo Renzi è in grado di trovarsi una maggioranza alternativa alla Camera e al Senato. Se li cercasse, i suoi Responsabili li troverebbe. E questo ci rende incredibilmente più forti». Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra, sfida il presidente del consiglio: se pensa di spaventarci con la minaccia di un’altra coalizione parlamentare, questo il succo del messaggio indirizzato a Palazzo Chigi, si sbaglia di grosso. Perché in realtà, dice Quagliariello, Renzi «ci libererebbe da un peso: dal senso di responsabilità che è stato alla base della nostra permanenza al governo per evitare la fine anticipata della legislatura e il fallimento delle riforme. Oggi questa esigenza è meno sentita: l’esecutivo e la legislatura possono andare avanti anche senza di noi».  E il vantaggio per Ncd quale sarebbe, senatore? «Il Nuovo centrodestra può oggi decidere se stare al governo per scelta, non per necessità».  In quale caso resterebbe al governo?  «Per realizzare quelle riforme, in campo economico, sociale e istituzionale, che non sono state varate dai governi di centrosinistra e centrodestra e per evitarne l’approvazione di altre contro i nostri principi».  Oggi l’obiettivo, dopo le tensioni con Renzi sul Quirinale, non è più possibile?  «Dobbiamo edificare la nuova Italia e il Pd ha bisogno di alleati. Renzi dovrebbe avere un’attitudine degasperiana...».  E invece?  «Mi pare che il presidente del consiglio lavori in un altro modo: fissa la sua centralità e poi, a seconda dei temi, recupera la sinistra interna, per la scelta del capo dello Stato, o l’opposizione di centrodestra, con il patto del Nazareno. Invece il suo alleato stabile, Area popolare, è sacrificato in maniera strutturale, costretto a scegliere se bere o affogare».  Questa è la diagnosi. E la prognosi?  «O questo meccanismo si spezza, e tra noi e il Pd si torna all’alleanza sui contenuti, alcuni punti fondamentali per l’Italia ben strutturati, oppure la nostra scelta verrà di conseguenza».  Pensa alla cosiddetta verifica di governo?  «Brutta parola. Serve un confronto per capire se ci sono ancora le condizioni per realizzare le riforme. Se si rinnova l’accordo, stare al governo avrebbe un senso. Se, al contrario, il progetto di Renzi fosse un altro, ne prenderemmo atto e il pavimento della nuova Italia il premier lo costruirà con qualcun altro».   E se tra i nuovi Responsabili ci fosse anche qualche senatore di Ncd?  «Potrebbe anche darsi, ma a questo punto dico: chissenefrega. I numeri servono per essere decisivi, per condizionare. Adesso il nostro obiettivo è quello di trasmettere un’identità, non di galleggiare. Di galleggiamento si può morire. Abbandonare il governo per ripicca sarebbe un atto di debolezza e un errore, ma far finta di niente lo sarebbe ancora di più».  Fatto sta che mentre Renzi vi definisce un «partitino», in Aula a Montecitorio il vostro leader, Angelino Alfano, sorride e scherza accanto al premier.  «Non facciamo l’errore di ridurre la politica a un’immagine. Renzi è una persona divertente, si può ridere a una sua battuta anche avendo un problema serio con lui. Quando Alfano affronterà i nodi con il premier, sono certo che lo farà in modo meno ilare».  Dopo quello di Barbara Saltamartini teme altri abbandoni?   «Non mi risultano altri addii, ma la nostra priorità non è trattenere i parlamentari, bensì definire la posizione di Ncd su punti programmatici chiari. E in base a essi rimodulare il nostro atteggiamento nei confronti del governo e di Forza Italia».  Cosa c’entra il partito di Silvio Berlusconi nella vostra partita con Renzi?  «Solo sostituendo il tatticismo con pensiero e ideali forti possiamo puntare a trasformare la prateria tra i due Matteo, Renzi e Salvini, in terreno politicamente edificabile. Se Area popolare procede solo per aggiustamenti tattici, senza giocare la partita, quella prateria nel campo del centrodestra diventa un deserto. È questo l’obiettivo di Renzi: favorire una competizione tra lui e Salvini così è sicuro di stravincere».  In questo scenario Forza Italia assumerebbe la parte dell’alleato?  «La definizione della posizione di Area popolare dal punto di vista dei contenuti obbligherebbe FI a fare altrettanto. È impensabile, allo stato attuale, dare per scontata l’alleanza con Berlusconi a prescindere dai punti programmatici: sarebbe una somma di debolezze».  Poi c’è il nodo della Lega. Ritiene recuperabile il rapporto con il Carroccio?  «No. La nostra idea di opposizione alla sinistra è completamente diversa da quella di Salvini». di Tommaso Montesano