L'analisi del mediatore
Denis Verdini: "Le mie colpe e quelle degli altri"
Come un imputato che scrive la sua difesa, Denis Verdini ha messo nero su bianco la ricostruzione degli eventi degli ultimi 15 giorni. Si sente responsabile, ma fino a un certo punto. Non è lui l'unico responsabile della sconfitta sul Colle. Verdini, l'uomo che parlava con il premier, si difende dal cerchio magico e passa al contrattacco. Il Corriere della Sera pubblica il contenuto dei suoi scritti, pieni di metafore, riferimenti storici. In alcuni passaggi le sue parole sono criptiche ma in altri sono decisamente esplicite. Denis Verdini sceglie lo scritto per dire la sua verità. La considerazione - Nonostante sia stato messo sul bando degli imputati Verdini non teme la gogna. "Mi sento sollevato, libero da responsabilità. Osservo nani e ballerine far festa per la fine del patto del nazareno. Io sto seduto sulla riva del fiume in attesa di pescare qualche pesciolino. Come Mike Bongiorno, sto lì: busta numero uno, busta numero due, e busta numero tre...". Poi Verdini, forte del fatto che Renzi ha ribadito che parla solo con lui e che tutti gli altri interlocutori azzurri possono mettersi in contatto con il suo vice Lorenzo Guerini, ricostruisce quello che è successo negli attimi immediatamente successivi all'elezione di Sergio Mattarella: "Il Pd attende, tranquillo che...Fuga di grillini in massa, il comandante zero alla guida di soldatini con piedi d'argilla, la nuova leva nordista che gonfia il petto. E Renzi sulla tolda di comando che - libero da patti - addomestica la tigre comunista alla sua sinistra, prepara rappresaglie e intanto organizza le truppe come faceva Masaniello: quelli con il fazzoletto di qua, quelli senza fazzoletto di là". E' chiaro il riferimento a "organizza le truppe", in Parlamento: sono i nuovi responsabili che oggi vendono lodati ma che ai tempi di Belrusconi furono etichettati come traditori. Il pentimento - Poi una riflessione sugli errori. L'incontro con Alfano. Scrive: "Fu una riunione tra fratelli ritrovati ci facemmo prendere dai sentimenti perdendo il senso della ragione. Renzio lo conosco, non avrebbe permesso che il nostro desiderio si realizzasse. Infatti andò così". Verdini poi scrive del centrodestra "in frantumi" . "Per costruirlo ci vorrà tempo e pazienza. E Bisogna che Berlusconi capisca cosa loro (Ncd) hanno spiegato con determinazione e garbo quando hanno posto il problema del rapporto con la Lega e il tema della leadership". Ma la vera bomba è alla fine, quando Verdini definisce un errore la rottura del Pdl. "E' significato indebolirci reciprocamente. Se non lo avessimo fatto forse oggi non ci sarebbe stato Renzi".