Il caso
Pd, per prendere la tessera bastano 20 euro e una firma tarocca
Cooperative rosse che fanno la «cresta» sugli immigrati, ex(!)terroristi neri che intrecciano affari con presidenti delle suddette cooperative rosse, malaffare dilagante che attraversa Roma come un fiume melmoso e che si impantana fin dentro le sezioni del Pd romano. Perchè adesso emerge il caso delle tessere truccate dei democratici: certo, nell’immenso pantano della corruzzione e del malaffare capitale rischia di apparire come un capitolo minore, ma non meno indicativo di quel che sta accadendo. Ma cosa sta accadendo? Una giornalista della Stampa, Flavia Amabile, ieri ha raccontato sul suo giornale, come ha fatto ad ottenere una tessera del Pd «totalmente falsa». Racconta, con dovizia di particolari, come è stato relativamente falice ottenerla: in fondo, è bastato versare 20 euro, senza nessun controllo, neppure la richiesta di un codice fiscale, e poi ecco la tessera. Eppure sono passati quasi due anni, dall’aprile 2013, quando sono cominciate le prime polemiche intorno alle primarie per il sindaco di Roma: Cristiana Alicata, allora dirigente del partito nel Lazio, aveva denunciato i brogli, con «pullman da cui scendevano gruppi che andavano a votare in blocco, In altre parole, è voto cammellato» e segnalava «file di roma» reclutati per andare a votare. Era il 7 aprile 2013. Alicata, quel giorno, lo scrisse su Facebook: «Le solite incredibili file di rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica». Venne sepolta dalle accuse di razzismo, specie all’interno del partito. Qualche giorno fa quelle frasi, alla luce dell’indagine sulla mafia di Roma, assumono una portata ben diversa. E nei giornali se n’è tornato a parlare. Il seggio in questione era nell’ex XV municipio (zona Magliana – Portuense). «Vicino al campo nomadi di via Candoni», ricorda Alicata. Una struttura che compare anche nelle carte su Mafia capitale: in quell’accampamento, nel 2013, la cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi ha ottenuto una commessa da 86mila euro per la bonifica dell’impianto fognario. Certo, non c’è nessuna prova che colleghi i rom in fila ai presunti tentativi della cupola di inquinare le primarie. Però nessuno può non farsi venire molti dubbi se riesamina le anomalie denunciate alla commissione di garanzia del Pd in diversi seggi, poi cadute nel nulla. Nel frattempo, è scoppiato un nuovo scandalo sulle tessere gonfiate e, come conseguenza delle prime, clamorose rivelazioni dell’inchiesta «Mafia capitale», il commissarimaneto del Pd romano, con Matteo Orfini, presidente nazionale del partito, a sovraintendere al tutto. Orfini definisce subito la vicenda «agghiacciante per il sistema criminale che emerge e le responsabilità della politica. Emerge a Roma un partito da rifondare e ricostruire su basi nuove». E su primarie e preferenze spiega come sia necessaria «una riflessione di sistema», proprio perchè primarie e preferenze «rendono la selezione dei dirigenti più permeabile». C’è anche la questione tesseramento, però, che non sembra apromettere molto di meglio, in materia di trasparenza. Come testimonia appunto quanto raccontato dalla Stampa. La giornalista si è presentata, qualche giorno fa, al circolo Pd di via Galilei 57, a Roma, appunto, dove le hanno fatto firmare diversi moduli, in cui lei ha scritto un nome falso, numeri di telefono falsi, del codice fiscale non hanno voluto sapere, lei ha pagato la quota di venti euro, poi arriverderci e grazie. Nessuna domanda sul perché di questa scelta e nessun controllo sui dati personali. Orfini, interpellato al proposito, ha dichiarato di «non essere sorpreso» dalla vicenda, ed è appunto per via di una situazione del genere che «Roma è stata commissariata». Sì, ma anche dopo il commissariamento, avvenuto qualche settimana fa, le cose continuano ad andare così. E dunque che succederà? «Partiremo dai tesserati di quest’anno per verificare che tutti siano iscritti, alla fine le tessere false verranno annullate. Ma il tesseramento del 2015 verrà fatto con nuove regole». A fine anno. Per adesso, invece, venti euro e nessun controllo. (C.MA.)