Botta e risposta nel Carroccio

Salvini-Tosi, duello nella Lega per la leadership del centrodestra

Matteo Legnani

Un anno e mezzo fa, quando Matteo Salvini prese le redini della Lega Nord da Roberto Maroni, il Carroccio era un partito ridotto ai minimi termini dagli scandali della famiglia Bossi e dalla gestione poco più che condominiale portata avanti dall'attuale governatore della Lombardia. Roba da tre per cento. Diciotto mesi dopo, complice anche la palude in cui naviga Forza Italia, il partito padano continua a scalare i sondaggi con alcune rilevazioni che lo danno addirittura al 13%, cioè dieci punti sopra i consensi dell'era Maroni. Merito, sì, della crisi del partito di Berlusconi ma anche del protagonismo e del dinamismo di Matteo Salvini, che con le sue battaglie anti-euro e anti-immigrati ha rimesso i lumbard sulla mappa della politica. In molti, oggi, vedono il 41enne segretario padano come il possibile leader di una coalizione di centrodestra allargata a Forza Italia e a Fratelli d'Italia (ma non all'Ncd di Alfano). Ma tra questi "molti" non c'è il sindaco di Verona e compagno di partito di Salvini, Flavio Tosi. Il quale un anno e mezzo fa "siglò" con Salvini un patto di fronte a Maroni secondo il quale lui, Tosi, avrebbe lavorato in vista di una sua leadership del centrodestra (da decidersi attraverso le primarie) e Matteo sarebbe rimasto segretario magari puntando a una poltrona di sindaco prestigiosa come quella di Milano. Un "patto" che Tosi ha recentemente ribadito in una intervista concessa a Oggi: "La mia ambizione è dare seguito all’accordo con Salvini e Maroni. Salvini segretario e io candidato alla costruzione di una leadership nel centrodestra". Dalle pagine del settimanale, Tosi concede i dovuti onori al numero uno del Carroccio: "È un ragazzo spontaneo e sincero. Sincero vuol dire credibile. E la credibilità in politica è tutto". Ma non gli risparmia stilettate: "Sono eurocritico quanto lui, ma ritengo l’uscita non praticabile. L’Italia ha i conti disintegrati, se esce dall’euro viene annientata dalla speculazione internazionale". E ancora: "Più che altro mi preoccupa che Matteo non veda il centrodestra come un fronte unico e privilegi una parte sull’altra. Così si lascia il centro a Renzi. E il centro è determinante per vincere". Che tradotto significa: Matteo è un'estremista e contro Renzi parte battuto. Parole, quelle del sindaco di Verona, alle quali Salvini ha voluto rispondere oggi in una intervista concessa al sito news affaritaliani.it: "Ragazzi, qua cambia tutto ogni quarto d’ora. Se cresci in maniera simile c’è spazio per tutti. Tosi è uno dei migliori che abbiamo. Poi chi fa cosa... Cosa fa Salvini è l’ultimo dei problemi. Però non si può ragionare che io un anno e mezzo fa dissi...". Quanto a una sua candidatura a sindaco di Milano, il numero uno leghista è abbastanza tranchant: "Il cuore dice sindaco, perchè ho i piedi e le radici profonde a Milano, ma la ragione dice che se c’è una partita nazionale non voglio lasciare campo libero solo a Renzi. C’è un enorme spazio di normalità al di là del segretario del Partito Democratico e quindi se ci fosse bisogno ci giochiamo la partita a livello nazionale". E poi, aggiunge, "in questo momento fare il sindaco di Milano con lo Stato che ti massacra e tu che devi far pagare il tram agli anziani non serve". La partita nella Lega per la corsa ad anti-Renzi è solo agli inizi... di Matteo Legnani