In 800 a cena con Renzi a Milano

Tutti gli imprenditori che pagano il premier

Matteo Legnani

Pochi volti noti e tante srl. Alla cena milanese organizzata dal Pd per la raccolta fondi ieri sera si è assistito a una lunga fila di imprenditori, soprattutto piccoli, disposti a versare come minimo mille euro a testa per finanziare il nuovo partito Democratico made by Matteo Renzi. Tanto che tra gli 800 presenti a Milano e i quasi 900 previsti stasera a Roma, si arriva alla considerevole cifra di 18 milioni di euro. Stando al tweet di Renzi. Ma a parte il fatto che il Pd sia riuscito a evitare cassa integrazione per i dipendenti e abbia messo fieno in cascina per il futuro, non si può non notare che la pancia delle Pmi italiane abbia fatto la propria scelta. Brianza, Pavia, Milano, Franciacorta, Piacenza, Novara, Verona e Vercelli. Tutte zone industrializzate e in fila per sostenere il premier. Per mettersi in prima fila per suggerire un’idea o semplicemente per dire di esserci stati. Ovviamente sotto i riflettori delle telecamere sono finiti Oscar Farinetti, il patron di Eataly. Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italia. Già stata protagonista di un dibattito alla Festa dell'Unità, ma certo la sua presenza alla cena è una tessera del mosaico del nuovo Pd come lo immagina Renzi. Avvistato Giuseppe Recchi, presidente di Telecom Italia, che ha preferito non rilasciare interviste. Beniamino e Marcello Gavio, i patron di Serravalle e delle autostrade e i due celebri stilisti, Dolce & Gabbana, dopo aver aderito e probabilmente inviato il bonifico, hanno invece scelto di non andare a cena. E non fare la passerella sotto il Diamantone, uno dei nuovi grattacieli milanesi che delimita la città della moda. La serata è stata organizzata al The Mall, locale di tendenza a due passi dal Bosco verticale, cuore dell’attività di Stefano Boeri, archistar già candidato sindaco. Che ieri ha partecipato all’evento facendo presente a chi chiedeva se non si sentisse a disagio a una cena di gala, come quelle che un tempo faceva Silvio Berlusconi, che le cose cambiano e il sistema americano di sostegno ai partite funziona bene perché trasparente. Un sistema che non piace a tutti. O comunque un’altra idea di sinistra: non i mercati con cui Giuliano Pisapia ha vinto le sue primarie, ma la Milano da bere che Renzi spera di resuscitare. O che gli imprenitori sognano che Renzi possa resuscitare. Pisapia non si è visto. In compenso tra i presenti c’era di tutto: avvocati, notai, esponenti dell'impresa pesante e dell’agroalimentare e soprattutto la Brianza Felix. Segnaliamo l’adesione in massa delle aziende dei vini e delle bollicine. Ferrari, Allegrini, Bertani, De Santis, Bregolato e Cantele. Presenti anche Valerio Saffirio, fondatore della società di digital design Rokivo, Alessandro Perron Cabus (ad della Sestrieres Spa), Pietro Colucci di Kinexia (energie rinnovabili), Roberto De Luca di Live Nation Italia, Flavio Paone di Dreamcos Cosmetics. Fabrizio Du Chene, ad Igp, uno dei primi ad arrivare. Senza dimenticare i vertici di Campari e Maria Grazia Mazzocchi, presidente del conservatorio di Milano. Ha fatto capolino, Guido Alberto Vitale, ex presidente Rcs, arrivato con la moglie: «A me Renzi piace perchè sta portando l'Italia nel ventunesimo secolo». Intanto ha portato una bella schiera di persone al The Mall che è stato scelto anche per motivi logistici: è uno spazio grande, ma elegante. Forse uno dei pochi capaci di ospitare un numero così elevato di commensali. A contribuire al pienone sono stati soprattutto i parlamentari e gli europarlamentari del pd. I più attivi, stando a quanto riportavano anche altre testate, sarebbero stati Simona Malpezzi e Lia Quartapelle, Vinicio Peluffo, Franco Mirabelli, Emanuele Fiano. Ma anche Alessandra Moretti, Patrizia Toia, il ministro Maurizio Martina e Maria Elena Boschi. Ognuno ha segnalato al partito almeno cinque persone da contattare. Chi ha accettato di partecipare (e pagare in anticipo il conto) ha ricevuto un codice Iban per il versamento. E ha firmato (o non firmato) l’autorizzazione a rendere pubblico il nome. Molti di quelli che ieri sera si sono seduti a pochi tavoli da quello di Renzi e della Boschi non vogliono apparire. Come dimostrano le Bmw e le Cayenne che si sono infilata direttamente nei sotterranei del locale. di Claudio Antonelli