A Brescia

Matteo Renzi, contestato dai centri sociali

Lucia Esposito

Un gruppo di manifestanti dei centri sociali e alcuni della Fiom ha manifestando a fianco della Palazzoli, a Brescia, prima e durante  l’incontro tra gli industriali e il premier Matteo Renzi. I manifestanti, che contestano proprio il presidente del Consiglio, non hanno avvicinato il corteo del premier, stando a fonti di Palazzo Chigi, nè c’è stata possibilità alcuna di contatto. Tensione altissima. Il corteo ha cercato due volte di sfondare il cordone di protezione dell’azienda predisposto dalle forze dell’ordine che hanno caricato i manifestanti con spintoni, manganellate e lacrimogeni. Fallito il tentativo di sfondamento, parte del corteo ha lasciato l’area limitrofa della fabbrica e si è spostato in centro città bloccando il traffico. I giovani hanno urlato slogan contro Renzi e le  politiche economiche dell’esecutivo e sventolato striscioni con scritto ’Assediamo Renzi e le sue politiche. Durante gli scontri sono rimasti feriti un poliziotto e un carabiniere.  Il discorso - Renzi ha poi parlato dell'Italia che "chiede di cambiare per sempre". Ha parlato di lavoro, di riforme, di burocrazia.  Rivendica l’impostazione di riforma della legge elettorale che, a suo dire, dovrà garantire la governabilità. Per Renzi, infatti, nella "legge elettorale c’è semplicità: chi vince le elezioni governerà", in modo quindi "completamente rispettoso delle prerogative costituzionali. Un sistema elettorale - ha aggiunto Renzi dal palco dell’assemblea generale degli industriali di Brescia - come quello dei sindaci, che affida ai primi cittadini diritti e doveri di realizzare le cose per cui si è impegnato", nel corso della campagna elettorale.  Le proteste - Durante il suo discorso, mentre la Cgil sfilava e i centri sociali cercavano di entrare nella sede della Palazzoli, ha detto: "C’è  un disegno per dividere il mondo del lavoro. Ma non esiste una doppia Italia, dei lavoratori e dei padroni: c’è un’Italia unica e indivisibile e questa Italia non consentirà a nessuno di scendere nello scontro verbale e non solo, legato al mondo del lavoro". Poi un riferimento diretto: "Se vogliono contestare il governo lo facciano senza fare del mondo del lavoro un campo di gioco di uno scontro politico. Se vogliono attaccare il governo, ci sono altre strade senza sfruttare il dolore dei disoccupati".