Jobs Act

Jobs Act, Susanna Camusso: "Renzi è come la Thatcher"

Francesco Rigoni

"Mi sembra che il presidente del Consiglio abbia un po’ troppo in mente il modello della Thatcher". Lo ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, parlando della riforma del lavoro, durante l’inaugurazione della nuova sede regionale del sindacato a Milano. "La sfida che lanciamo noi - spiega Camusso - è fatta dall’idea che si può fare lo statuto dei lavoratori, ma bisogna fare sì che tutti abbiano gli stessi diritti con contratti a tempo indeterminato". Secondo la sindacalista, ci vuole "coerenza tra le riforme e l’impianto della Costituzione, per la quale a uguale mansione deve corrispondere uguale retribuzione, non ci può essere retribuzione diversa tra uomini e donne e non ci possono essere discriminazioni. Noi - conclude - guardiamo alla Costituzione per costruire un impianto nuovo di cui c’è bisogno per creare un lavoro con diritti, uguaglianza e libertà". "Noi siamo uno strumento" - "Non capisco perché lo sciopero generale sarebbe un rischio. E’ una delle forme di mobilitazione possibili del sindacato", sottolinea il segretario della Cgil rispondendo ad una domanda sull’ipotesi di ricorrere allo sciopero generale contro le scelte del governo. Anche perché, per ora, non ci sono incontri in programma con Renzi: "Non mi pare", ha precisato ironica la leader del sindacato, che ne ha approfittato per difendersi anche dalle accuse di conservatorismo: "Quella conservazione è il miglior frutto della storia democratica e - ha aggiunto - noi a quella storia non ci rinunciamo. C’è chi dice che se si cancella l’articolo 18 si dà un colpo al sindacato. Ma noi non stiamo difendendo noi stessi - ha proseguito Camusso - noi siamo uno strumento, per cui chi cancella quell’articolo sta cancellando la libertà dei lavoratori". La risposta di Renzi - E alla Camusso risponde Matteo Renzi: "A quei sindacati che vogliono contestarci chiedo, dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia, tra chi il lavoro ce l’ha e chi no, tra chi ce l’ha a tempo indeterminato e chi precario perché si è pensato a difendere solo le battaglie ideologiche e non i problemi concreti della gente". Insomma lo scontro è aperto, e intanto gli italiani continuano ad attendere una riforma del lavoro seria che rilanci l'occupazione.