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Berlusconi, Imu, Irap e tasse: ecco il nuovo contratto con gli italiani
di Salvatore Dama Non è ancora tempo per il sorpresone. Anche ieri Silvio Berlusconi, di ritorno a Roma, si è riunito con il gruppo di lavoro presieduto da Renato Brunetta, per valutare quale misura lanciare in sostegno delle famiglie e delle aziende in difficoltà, per accaparrarsi il loro voto. Nel 2008 fu l’abolizione dell’Ici. Stavolta ci vuole un’idea che abbia lo stesso effetto dirompente. Ma di tempo ce n’è: il Cavaliere vuole aspettare gli ultimi giorni di campagna, quando si forma l’intenzione dei voto di tanti indecisi. E quando i competitor non avranno più tempo per rilanciare. Intanto prende forma il nuovo contratto con gli italiani, quelle misure che l’ex presidente del Consiglio si appresta ad annunciare impegnandosi formalmente ad approvarle, nel caso in cui dovesse vincere le elezioni. Non è una sfida impossibile se, come dice Angelino Alfano, la differenza tra Pd e Pdl, «è di soli cinque punti». Tornano i cavalli di battaglia berlusconiani, su tutti la riduzione delle tasse. Argomentata in maniera dettagliata nelle bozze che girano in queste ore. L’obiettivo del Pdl è di portare la pressione fiscale dal 44% al 40% nel volgere di una Legislatura. Andando soprattutto incontro alle esigenze delle famiglie e delle imprese. Il prodotto finale deve essere l’approdo a due aliquote: 23% fino a 43 mila euro e 33% oltre questo importo. Alle imprese il Cavaliere promette l’eliminazione dell’Irap, con una semplificazione fiscale per le piccole imprese e la creazione di una “white list” dei contribuenti onesti. Non solo: il Pdl ritiene anche possibile evitare l’aumento dell’Iva dell’un percento. Nel contratto con gli italiani c’è poi l’abolizione dell’Imu: «Sarà obbligatorio toglierla perché la casa è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di fondare la propria sicurezza. I soldi per l’Imu vengono tolti ai consumi e inoltre questa tassa fa diminuire il valore delle case», spiega in serata Berlusconi al Tg5. E Silvio giura: nessuna patrimoniale. Perfetto, ma i soldi per fare tutto ciò da dove arrivano? Intanto, si evince dal documento pidiellino, «da una revisione al rialzo della tassazione su alcol, gioco e tabacchi». Quindi dal taglio della spesa pubblica del 10% in cinque anni. E con un’opera di riduzione del debito pubblico «che avverrebbe con la creazione di una società avente come patrimonio beni dello Stato e capace di emettere obbligazioni». Ma il Pdl punta a fare cassa anche vendendo i beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno e frenando il buco nero delle sanità regionali che andranno legate ai costi standard. Infine, il Cavaliere promette 54 miliardi di euro «subito pronti» per rilanciare le infrastrutture.