I costi della politica

Casta coi conti in rosso: i partiti sono tutti falliti e hanno un buco di 66 milioni

Giulio Bucchi

La partitocrazia italiana è ufficialmente fallita. I partiti si sono tagliati da soli i viveri pubblici per resistere all'assedio di Beppe Grillo e delle polemiche sui costi della politica. Ma non sono riusciti a ridurre davvero i costi operativi, né a sostituire i soldi pubblici con soldi dei propri sostenitori o simpatizzanti. Il risultato drammatico emerge dai bilanci 2013 delle principali forze politiche, resi pubblici entro la fine del mese di giugno secondo i dettami di legge. Mancano solo i conti di Ncd, partitino nato alla fine dell'anno (avrebbe comunque dovuto metterli on line secondo la legge, e non l'ha fatto) e del Movimento 5 Stelle che non prendendo però i rimborsi elettorali non ha gli stessi obblighi di trasparenza degli altri. Ma gli altri partiti insieme sono riusciti a perdere nel 2013 58,8 miliardi di euro. E tutti insieme hanno un patrimonio netto negativo di 66,319 milioni di euro. Condizione questa che costringerebbe normalmente gli amministratori a portare i libri in tribunale. Non è escluso che questo possa avvenire per qualcuno di loro, perché nel 2013 le entrate dello Stato nei loro bilanci sono ancora state generose: 63 milioni di euro, ma fra il 2014 e il 2017 questa voce è destinata a ridursi progressivamente, e con il ritmo di spesa che tutti hanno ad ogni campagna elettorale e lo scarsissimo appeal che la politica mostra di avere per i portafogli privati, il fallimento è quasi garantito. Quasi con una beffa del destino il solo partito a non avere il bilancio in rosso, ma in nero, è quello di Nichi Vendola, il più a sinistra che c'è in Parlamento. Sono riusciti a chiudere l'anno con un utile di 137.542 euro, e hanno anche un avanzo patrimoniale di 183.090 euro. Tutti gli altri fossero società per azioni sarebbero tecnicamente falliti o a un passo dal fallimento. Il record delle perdite spetta a Forza Italia, che ha iniziato il 2013 come un partito da liquidare e lo ha terminato come partito guida del centrodestra. Il suo rosso è da fare tremare le vene ai polsi degli amministratori: ha chiuso l'anno con un disavanzo da 15,6 milioni di euro e non può contare nemmeno su riserve storiche, perché il disavanzo patrimoniale cumulato è di 83,5 milioni di euro. I debiti con le banche ammontano a 83,6 milioni di euro, non esistono incassi di contributi pubblici (che erano diretti al Pdl), non ci sono stati tesseramenti nel 2013, l'unico salvagente per evitare il crack resta il portafoglio di Silvio Berlusconi, che ha donato al partito 15 milioni di euro l'anno scorso, e ha garantito le banche con 102,7 milioni di euro di fidejussioni personali. Una manna, che però non potrà più calare dal cielo del fondatore con quelle proporzioni: la legge impedisce già nel 2014 contributi da persone fisiche superiori a 300mila euro. Ma in rosso sono praticamente tutti gli altri. Il Pdl in liquidazione ha chiuso il bilancio 2013 con una perdita di 14,5 milioni di euro, e non può attingere ad eventuale fieno messo in cascina negli anni passati: ha un disavanzo patrimoniale di 18,2 milioni di euro. Il destino del partito è ovviamente la liquidazione, e i costi operativi saranno spostati su Forza Italia che riceverà anche la sua quota di contributi pubblici. Ma quel buco ormai cumulato e in ogni caso destinato ad ingrossarsi qualcuno lo dovrà pure pagare. E non potrà più essere Berlusconi. Sempre sul fronte del centro destra un disavanzo di pari proporzioni emerge dai conti della Lega Nord, che ha chiuso l'anno con una perdita di 14,4 milioni di euro. Qui la situazione è un po' più rosea perché esiste ancora un cospicuo avanzo patrimoniale per i risparmi degli anni passati (si vede che gli investimenti in Tanzania qualcosa rendevano). Da parte la Lega ha ancora 21 milioni di euro, ma bastano due anni in perdita come il 2013 e non ci sarà più un euro (o una lira, che in questo caso è la stessa cosa). Non stappano spumante certo a sinistra, né al centro. Il Pd ereditato da Matteo Renzi ha perso nel 2013 10,8 milioni di euro nonostante la quota più alta di tutti di soldi pubblici incassati (24,7 milioni di euro). Ha ancora un risicato avanzo patrimoniale di 5,4 milioni di euro, che non sarebbe in grado di affrontare un altro anno di perdite come l'ultimo. Quindi o davvero il nuovo tesoriere Francesco Bonifazi ce la farà ad ottenere come spera il pareggio di bilancio nel 2014, o anche il Pd entro qualche mese entrerà in condizioni pre-fallimentari. Perde soldi Mario Monti, che pure non aveva fardelli sulle spalle, e ne perde ben di più l'Udc un partito di vecchi volpi della politica come Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa: rosso da 2 milioni nel 2013 e patrimonio netto negativo per la prima volta (di 751mila euro). Anche qui situazione da libri in tribunale. Lasceranno fallire i partiti come sarebbe naturale nel mondo imprenditoriale? Inutile scommettere: la risposta è negativa. Chi pagherà allora quel buco da 66,13 milioni e i 137 milioni di euro di debiti cumulati a fine 2013? Risposta semplice: voi che state leggendo. Su questo sì, potete scommettere.  di Franco Bechis