La bomba
M5s, l'ipotesi: dimissioni di massa dei senatori contro la riforma del Senato
Fatti fuori con la ghigliottina, i grillini pensano a come reagire. Nel mirino c'è sempre la riforma del Senato, che - teoricamente - verrà approvata il prossimo 8 agosto con il contingentamento dei tempi e, di fatto, la neutralizzazione di tutti gli emendamenti. Un colpo di mano che sa di dittatura, per i pentastellati. Così la strategia verrà tracciata in un incontro domani, lunedì 28 luglio. Atteso a Roma anche il grande capo, Beppe Grillo, che dovrebbe incontrare i suoi in un'assemblea conginuta straordinaria alla Camera dei Deputati. Per ora le bocche restano cucite, ma il Corriere della Sera anticipa quella che potrebbe essere la clamorosa mossa dei senatori grillini: dimissioni di massa in segno di protesta contro il ddl riforme di Matteo Renzi. L'idea è tutta da vagliare, ma sarebbe sul piatto. Divisioni - Grillo, a Roma, lavorerà su due fronti. Il primo è quello di cui si è già scritto: la definizione della strategia di opposizione alla riforma. L'altro fronte, invece, è interno: trovare una strategia inclusiva con i suoi stessi parlamentari, per superare ogni tipo di frizione e ricompattare il gruppo, eternamente diviso e frazionato, ora che c'è da fare opposizione dura e pura. Infine, si sussurra, nei prossimi giorni di discussione, i senatori saranno ovviamente impegnati in aula, mentre i deputati, sempre nel nome della protesta contro il nuovo Palazzo Madama, organizzeranno una serie di iniziative - qualcuno dice "clamorose" - fuori dal Parlamento per attirare l'attenzione dei media. Il leader M5S è atteso nella Capitale dopo pranzo per incontrare i gruppi parlamentari di Camera e Senato, ma prima dell'assemblea congiunta con i deputati e i senatori, è con Luigi Di Maio che avrà un faccia a faccia. Con quello considerato da tanti il suo delfino, scelto per dialogare con il premier perché tra tutti è colui che ha un profilo più istituzionale, ma che adesso è stato delegittimato dallo stesso Grillo e da Casaleggio, che non hanno gradito la decisione di fissare un nuovo appuntamento con i democratici per continuare a trattare sulla legge elettorale.