L'incontro
Forza Italia, Silvio Berlusconi sfida i suoi: "Ditemi di no in faccia"
Si presenterà alle 14.30 puntuale, come sempre. Ma stavolta vuole giocare in casa e quindi niente sala della Regina di Montecitorio. Silvio Berlusconi ha rotto gli indugi e ha deciso di incontrare, seppur con una settimana di ritardo, i suoi parlamentari. Sono stati tutti convocati nella sede del partito, in piazza San Lorenzo in Lucina, via sms: il tema dell’incontro è “riforme”. «Mi devono dire di no in faccia, se hanno il coraggio», si è sfogato ieri. Il Cavaliere ribadirà quanto già scritto in una nota diramata settimana scorsa e poi ripetuta agli europarlamentari incontrati a pranzo e in molte telefonate: «Forza Italia deve tenere fede all’impegno preso, votare sì alle riforme». Già si sa che Raffaele Fitto, che fornisce le sue “truppe” alla battaglia lanciata da Augusto Minzolini per il Senato elettivo, non sarà presente. Qualcun altro potrebbe ribadire nel corso della riunione quanto l’ex ministro per gli Affari Regionali ha scritto in una lettera pubblicata sul suo blog domenica. Fitto giudica «pasticciate» le riforme così come sono state tradotte in disegno di legge dal governo e chiede un pit-stop. Il passaggio che ad Arcore è stato digerito peggio, però, era un altro, cioè quello in cui l’europarlamentare più votato di Forza Italia parlava di un partito che sembra «ipnotizzato da Matteo Renzi». Nell’inner circle dell’ex premier si limitano a dire che ormai «non capiscono più» l’ex ministro, che «il presidente non coglie il senso di questo modo di fare». Certo è che il numero dei big forzisti disposti a seguire l’ex governatore della Puglia nella sua battaglia contro le riforme sembra assottigliarsi giorno dopo giorno. Il presidente di Forza Italia sta contattando personalmente da giorni alcuni parlamentari per convincerli ad ammorbidire le loro posizioni e l’operazione sembra avere avuto successo. Ieri, per dire, hanno commentato l’ultima uscita di Fitto i soli Daniele Capezzone, Giuseppe Galati, Rocco Palese, Renata Polverini e Saverio Romano. A tutti loro ha risposto Giovanni Toti: «Tutto è sempre migliorabile, ma FI non si tirerà certamente indietro sulle riforme. Soprattutto se sono quelle che servono al Paese e se sono quelle che il Presidente Berlusconi chiede da 20 anni», ha scritto ieri in una nota. Per dimostrare che Fi non è affatto «ipnotizzata», l’ex premier vuole schierare sulla linea dell’opposizione dura il suo partito su tutti gli altri temi del dibattito che non siano il nuovo Senato e la legge elettorale. Anche qui è Toti a concedere una anticipazione: «Quello che non possiamo condividere è la linea economica che il Governo di Matteo Renzi sta prendendo. Tasse, è questo il leitmotiv». Già ieri Renato Brunetta è andato all’attacco del premier e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, chiedendo un chiarimento sul rischio - prospettato dallo stesso governo - che l’Italia possa finire commissariata dalla Troika. Che la pax azzurra sia ancora lontana lo dimostra però l’eco avuta da una lettera scritta dal senatore del Pd Massimo Mucchetti, che ha gettato nel panico molti dirigenti di Fi. L’ex vicedirettore del Corriere ha mandato una missiva (digitale) al «caro Silvio» chiedendogli di rimangiarsi il Patto del Nazareno, sottoscritto dal premier e dal suo predecessore anche grazie ai buoni uffici di Denis Verdini. Mucchetti allude ad un possibile “patto segreto” tra l’ex coordinatore Pdl e il segretario Pd: «Verdini deve rispondere della bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino. (...) Qui diventa interessante vedere se lo Stato e le istituzioni si costituiranno parte civile laddove possibile o se chiuderanno un occhio e, ove lo facessero, se schiereranno i migliori avvocati o se troveranno il Giovanni Galli della situazione per giocare a perdere come accade alle Amministrative fiorentine...». di Paolo Emilio Russo