La minaccia a Renzi

Fabrizio Cicchitto: "O cambia l'Italicum, o abbandoniamo il governo"

Andrea Tempestini

Gli alfaniani sentono sempre più puzza d’inciucio tra il Cavaliere e il Premiersegretario. E alzano le barricate, sia a destra che a sinistra. «L’Italicum va rivisto profondamente. Se Renzi e Berlusconi pensano di farsi una legge elettorale a loro uso e consumo non tenendo conto di noi e di altre forze, potremmo valutare di uscire dal governo», è l’avvertimento che Fabrizio Cicchitto, dirigente di primo piano nel Ncd e presidente della commissione Esteri di Montecitorio, lancia all’inquilino di Palazzo Chigi. Mentre al suo ex leader dice chiaro e tondo: «Berlusconi si scordi che torniamo all’ovile». Di più: «Allo stato attuale, in assenza totale di un’intesa politica, una riaggregazione del centrodestra è impossibile e le primarie sono impraticabili». In effetti, le primarie di coalizione sono il vostro cavallo di battaglia, ma Forza Italia non vuole andare oltre quelle per il candidato sindaco e governatore. «È l’ennesimo tragico errore di Fi. Quando si perdono 10 milioni di voti bisognerebbe porsi il serio problema della leadership e della forma partito e compiere un’operazione simile a quella del Pd con Renzi, rimettendo totalmente in discussione la leadership e la classe dirigente. O si prende il toro per le corna e si va verso l’incognita di una nuova soggettività politica o il centrodestra sarà condannato a perdere». E voi siete pronti a lanciarvi verso quest’incognita accettando che dalle primarie esca un altro leader che non sia Alfano? «Le primarie sono un ottimo metodo, ma non si va da nessuna parte quando le posizioni sono assolutamente divergenti come le nostre rispetto a Forza Italia, Fdi e Lega. Farle oggi sarebbe una presa in giro nei confronti degli elettori». Quindi cosa prevede per il futuro del centrodestra? «Ognuno deve fare la sua parte. La Lega la sta facendo in modo dirompente. Noi del Ncd invece dobbiamo aggregare tutte le posizioni di centro che combinano governabilità, riformismo e alternativa al centrosinistra, sperando che Forza Italia si scongeli». Ma Ncd e Forza Italia devono riaggregarsi o no? «Io mi auguro di sì, ma devono farlo negli stessi termini in cui l’ha fatto il Pd. O il centrodestra si riaggrega su una nuova leadership e un programma omogeneo, oppure pensare di riappiccicarlo solo attraverso le primarie mettendo insieme il diavolo e l’acqua santa, è un’operazione perdente in partenza». Siete voi gli alleati di Renzi, ma gli accordi veri lui continua a farli col Cav. «Sulle riforme c’è una dialettica che andrà chiarita soprattutto per quanto riguarda la legge elettorale. Sull’Italicum noi riteniamo che si possa procedere solo se si fanno modifiche rilevanti». Vale a dire? «Chiediamo di alzare la quota per andare al ballottaggio, che vengano ridotte sensibilmente le soglie dei vari partiti e che venga esaminata con grande attenzione la questione delle preferenze, altrimenti non ci capisce la differenza dal Porcellum. Non è che si possono aggregare gli schieramenti con una forzatura legislativa nella situazione in cui ci troviamo ora. Non lo accettaremo mai perché sarebbe un suicidio». State facendo muro all’Italicum perché vi costringerebbe a tornare all’ovile. «Certo, non abbiamo nessuna intenzione di tornare all’ovile, men che meno costretti da una legge elettorale. All’ovile non ci torniamo anche perché non c'è più. Oggi Forza Italia è un partito che attraversa una profonda crisi. Gli schieramenti si fanno sulla base del consenso, non con una costruzione legislativa». Ma il Cav ha dimostrato di avere una moral suasion superiore alla vostra su Renzi. Tant’è che le preferenze sono state archiviate. Che farete se l’Italicum rimarrà così? «Io credo che sull’Italicum si manifesterà la stessa dialettica che c’è stata sulla riforma del Senato. Renzi e Berlusconi non possono pensare di fare una legge elettorale a loro piacimento non tenendo conto di noi, della Lega, dell'Udc, di Fdi e di altre forze intermedie. Sarebbe un colpo di mano non solo inammissibile ma anche impraticabile». E se invece Renzi e Berlusconi se ne fregassero dei piccoli, voi uscireste dal governo? «È un’ipotesi da non escludere a priori ma non credo che Renzi commetta un errore cosi inutile e per lui controproducente». Il sospetto è che Renzi punti al voto in primavera. Per voi sarebbe un disastro, se passa l’Italicum così com’è. «Credo che in giro ci siano molti bluff. Ma non penso che Renzi, dopo aver avuto un simile suffragio alle Europee che rafforza il suo mandato di governo, trami per buttare tutto per aria. Se lo facesse in modo forzato, rischierebbe una mazzata alle urne. I voti non è che sono tranquilli e pacifici. Gli errori si pagano cari. Renzi lavorerà per arrivare al 2018». Ma se si dovesse andare al voto anticipato, Berlusconi potrebbe calare l’asso di Marina. Voi ci stareste in un centrodestra guidato dalla figlia del vostro ex capo? «La stessa Marina ha escluso più volte questa ipotesi. Inoltre, alle operazioni dinastiche non credo. Non si può passare dal partito personale al partito familiare. Significherebbe la crisi totale del centrodestra». Quindi in tal caso, Alfano che farebbe, si alleerebbe col Pd di Renzi? «Concentriamoci su quello che stiamo costruendo oggi: un’alleanza di centro alternativa alla sinistra, aperta a soggetti come Scelta Civica, l’Udc, i Popolari ed altri che si riconoscono nella governabilità ma che non si schiacciano né sul Pd e nemmeno sull’attuale centrodestra, che lavori sulle sue radici per rifondarlo». intervista di Barbara Romano