Occhio al 18 luglio
Ruby, Silvio Berlusconi in caso di condanna può far saltare il tavolo con Matteo Renzi
Per capire cosa succederà della riforma della Costituzione targata Matteo Renzi bisognerà aspettare il 18 luglio, il giorno il cui la corte d'appello di Milano emetterà il suo giudizio su Silvio Berlusconi processato per il caso Ruby. Ovviamente il premier spinge il testo sia incardinato in aula il prima possibile, senza ulteriori rinvii, ma ci sarebbe una fronda che punta all'esatto contrario sperando che sia il Cav a mandare all'aria il tavolo. "Il nostro obiettivo è tirarla per le lunghe fino al 18 luglio. Poi cosa accadrà in caso di condanna di Berlusconi? Forza Italia salterà in aria e tutto potrà essere rimesso in discussione", avrebbe detto sottovoce in Transatlantico il dem Paolo Corsini a Pino Pisicchio secondo il retroscena di Repubblica. Da parte sua Berlusconi, che ieri ha riunito un vertice a Palazzo Grazioli con Verdini e Ghedini punta ancora alla grazia. "L’unica speranza per avere la grazia — spiega un forzista vicino al cerchio magico a Francesco Bei — è restare seduti al tavolo delle riforme. Dopo aver riscritto il Senato e il Titolo V passeremo alla giustizia. A quel punto sarà Renzi stesso a spendersi per non farlo andare in galera". Berlusconi è fiducioso: il nuovo corso garantista del Pd lo fa ben sperare. Del resto, sulla soglia degli ottant’anni, con un premier non ostile e la riforma della giustizia scritta a quattro mani con il Pd, anche la condizione posta nel 2013 da Napolitano — il temuto passo indietro dalla politica — diventerebbe meno oneroso. Ma sono discorsi che gli uomini più vicini al leader accettano malvolentieri di fare, quasi che il solo parlarne potesse compromettere l’operazione. Anche perché in Forza Italia sono molti quelli che non vogliono la riforma del Senato così come l'ha concepita Renzi: ieri 22 senatori azzurri hanno chiesto al presidente Grasso di rimandare di un giorno la discussione in aula. Tanto da far urlare Verdini: "I patti si rispettano dalla A alla Zeta. Chi è contrario sappia che mette in discussione una decisione presa da Berlusconi". Ad affrontare a muso duro Verdini, rivela Repubblica, ci si è messa Cinzia Bonfrisco. "Verdini dice che Berlusconi vuole questa riforma. Ma io lo voglio sentir dire da lui in assemblea, poi mi regolerò". Insomma, racconta Mei, la situazione interna resta tesa. E lo ha dimostrato anche il pranzo con gli eurodeputati a Palazzo Grazioli, occasione colta da Raffaele Fitto per ribadire al leader tutte le perplessità sulla "fretta da Gran Premio di Formula 1" con cui il premier vuole archiviare la pratica Senato.