Schieramento da rifare
I big del centrodestra firmano per le primarie di coalizione
"Primarie subito". Un urlo futurista in una necropoli, un sussulto sul monitor dell’elettrocardiogramma quando ormai non ci credevi più. Il pianeta centrodestra manda segnali di vita e la notizia, per chi ha a cuore questa metà del Paese, è di quelle che commuovono. Intanto perché si tratta del centrodestra buono e sano che c’era una volta. Unito. Per un giorno sono scomparse quelle distinzioni tra tribù che gli elettori non capiscono né apprezzano. Esponenti del cerchio magico accanto ai "fittiani", fratelli d’Italia in fila al gazebo con i leghisti, forzisti che hanno dato dei "traditori" ai transfughi del Ncd assiepati accanto allo stato maggiore del partito di Angelino Alfano. E poi perché questo lampo di unità illumina proprio la parte più buia e difficile della fase che è iniziata, che ovviamente è quella del dopo-Berlusconi anche se non tutti hanno il coraggio di chiamarla così. Come scegliere i candidati a premier, a sindaco e a presidente di Regione? La risposta è nella petizione che i tanti brandelli sparsi dell’armata di un tempo hanno firmato ieri: "Primarie di coalizione per la scelta di ogni candidato come condizione necessaria per la presentazione di candidature unitarie del centrodestra, nell’ambito di un progetto che si ispiri a comuni valori e ad un programma condiviso". La scossa l’ha data il partito più piccolo (3,7% alle Europee) e forse proprio per questo più dinamico: Fratelli d’Italia-An. Se un barlume di futuro s’è intravisto per un istante, il merito è insomma di Giorgia Meloni, Guido Crosetto e Ignazio La Russa. La loro petizione per le primarie e per la ricostruzione dell’alleanza, limata sino all’ultimo per depurarla da certi accenti anti-renziani che l’avrebbero resa indigesta a chi tiene al rapporto col premier, ieri è stata firmata da Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere. Dalle berlusconiane Mariastella Gelmini e Stefania Prestigiacomo. Da Raffaele Fitto e Mara Carfagna, che le primarie le invocano da un pezzo. Dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta e Augusto Minzolini, sempre più preoccupati dall’abbraccio mortale con Renzi. Tutte le cinquanta sfumature d’azzurro, nessuna esclusa. Per la Lega c’erano Matteo Salvini e Flavio Tosi, due che hanno i consensi e l’ambizione necessari per partecipare alle primarie per la corsa a premier, mentre il Nuovo Centrodestra aveva in prima fila il coordinatore Gaetano Quagliariello, il ministro Maurizio Lupi, Roberto Formigoni, Fabrizio Cicchitto e Nunzia De Girolamo. In tutto, oltre cinquanta parlamentari, più amministratori locali ed esponenti a vario titolo del partiti della ri-erigenda coalizione. E siccome in quel foglio che hanno firmato c’è scritto che costoro "reputano importante avviare la ricostruzione di una area politica di centrodestra che sia realmente alternativa alla sinistra", la voglia è quella di dire che forse ci siamo, che la scoppola inflitta da Renzi alle Europee ha fatto male, ma almeno è servita: adesso si riparte. Ecco, tranquilli: non è così. Molti stavano lì per non perdersi la meravigliosa photo opportunity. O per non precludersi una strada che oggi pare improbabile, ma domani chissà (del resto, tenersi aperte tutte le possibilità è un’arte che Renzi e Berlusconi insegnano ogni giorno). Tanti forzisti hanno sottoscritto con la riserva mentale che la loro firma deve ritenersi valida solo se lo dice Berlusconi. Altri pensano alle primarie come metodo per selezionare la classe dirigente, non come strumento di rifondazione del centrodestra, ritenuto ormai morto e sepolto. La babele dei programmi - temi etici, immigrazione e altro - resta. Alla doccia fredda del realismo provvede Quagliariello: "Se guardiamo al fondo delle cose, di diversi centrodestra in Italia in questo momento ne esistono addirittura tre. Se bastassero le primarie a risolvere i problemi saremmo tutti contenti…". Nello stesso Ncd si pensa più a creare una coalizione dei popolari che all’abbraccio con Forza Italia. Passerella inutile, allora? No. Gli esponenti di Forza Italia, Lega, Ncd e Fdi-An si ritrovano sotto lo stesso gazebo e ipotizzano un possibile futuro insieme. È poco, ma rispetto al giorno prima è tanto. Un "bip" nel vuoto assoluto, primo segnale di risveglio del centrodestra che fu. Vedremo se altri ne seguiranno. di Fausto Carioti