Il caso

Riforma del Senato, polemica sull'immunità: il M5s insulta Berlusconi

Andrea Tempestini

Immunità. La polemica politica di un sonnecchioso sabato pomeriggio. Pd e Forza Italia hanno trovato l'accordo sulle riforme: Italicum e Senato. La conferma è arrivata anche dal ministro Maria Elena Boschi, che spiegava: "Siamo interessati ad ascoltare le proposta del M5S, ma non si può ricominciare da capo e ritardare il processo, dobbiamo andare avanti con determinazione". Beppe Grillo, dunque, può aspettare. Ma come detto si solleva un polverone, prende quota la polemica sulla possibile immunità ai membri del futuro Senato, un'ipotesi contemplata nell'ultima versione delle riforma (inizialmente era prevista soltanto per i deputati). Il nodo - La norma è finalizzata a non creare disparità tra i membri delle due camere, ma rischia di coprire anche azioni e possibili reati per i quali i membri del futuro Senato dovessero essere chiamati a rispondere (al di fuori dell'attività parlamentare). Il problema sorge perché nell'ipotetico Palazzo Madama saranno presenti sindaci e presidenti di Regioni. Pippo Civati, così, fa notare che ci potrebbe essere la possibilità che casi di corruzioni finiscano "immunizzati". Si fa poi sentire il leghista Roberto Calderoli, correlatore al testo all'esame in Senato: "Se suscita perplessità il fatto che deputati e senatori abbiano la medesima forma di immunità, allora come relatore mi sento di fare una proposta e di verificare l'eventuale condivisione: togliamo l'immunità sia a deputati che a senatori. Tutti siano trattati come cittadini comuni". "Don Silvio" - Ovviamente ad alzare la voce c'è anche la pattuglia grillina, che dopo essere stata tagliata fuori dal tavolo delle discussioni ringhia: "Fra gli emendamenti a firma conginuta Finocchiaro-Calderoli, uno consegna ai futuri senatori delle autonomie il privilegio più odioso, l'immunità parlamentare", scrive il senatore Nicola Morra su Facebook. E ancora: "Naturalmente questo emendamento nasce dall'imposizione di FI e di Silvio, perché questo è da sempre l'obiettivo dichiarato di chi non accetta trasparenza e controlli". Quindi ecco gli insulti di Carlo Sibilia, che su Twitter accusa il Pd di sudditanza: "Non si può mancare di rispetto a don Silvio", paragonato dunque a un mafioso.