Eterno botta e risposta
Berlusconi: "In giro c'è un matto che si crede Monti". Mario: "Con lui l'Italia non credibile"
Attenzione, in giro per l'Europa "c'è un matto che si crede Mario Monti". Il nuovo affondo di Silvio Berlusconi sul premier e candidato centrista a Palazzo Chigi viaggia sull'ironia, ma è pesantissimo. Intervistato a Radio Anch'io, il Cavaliere di buon'ora ha iniziato le danze: "O Monti pensa che gli italiani siano matti o c'è in giro un matto che crede di essere Monti...", sottolineando le contraddizioni e le incertezze del professore, che avrebbe stipulato con il Pd "un accordo per stare insieme" dopo il voto. "Gli italiani devono averlo presente: paghi uno e prendi due, voti Monti e prendi anche Bersani o voti Bersani e prendi anche Monti. Questo centrino è alleato, spalla, ruota di scorta del Pd". E sul presunto endorsement per Monti del Partito Popolare Europeo, di cui fa parte il Pdl, Berlusconi è secco: "Quella del capogruppo Joseph Daul è stata una dichiarazione improvvida, che non rappresenta la posizione Ppe. Questo signore è uno dei 14 vicepresidenti del Ppe, che ha espresso una sua personale valutazione". "Evidentemente - aggiunge il Cavaliere a Euronews - Daul vorrà compiacere qualcuno in vista di una sua possibile carriera". Insomma, Daul nel calderone dei vari anti-Berlusconi europei, da Schultz a Junker: "Non mi ha dato nomi di protagonisti stimati in Europa", scherza il Cav con il giornalista che snocciola i precedenti. I veleni del professore - E Monti? Il professore dal canto suo, incassato il "ritardato morale" rifilatogli da Beppe Grillo, non ha perso occasione di criticare con la consueta nonchalance il governo che lo ha preceduto: proprio mentre l'Italia perdeva quote di export, ha spiegato, qualcuno pensava di "aprire uffici e ministeri a Monza". Chiara stilettata all'asse Berlusconi-Lega Nord, tornata in auge in questi giorni. Nel rimarcare i propri successi sul piano internazionale, il professore ha fatto notare che "non basta una generica credibilità del Paese ma occorre un segnale di specifica attenzione a singoli paesi esteri per fare la differenza. Spesso, ci è stato detto, sono sette, cinque, tre anni che non si vedeva un presidente del Consiglio, qualche volta un ministro italiano". "Reputazione riconquistata" - Dopo la nascita del governo nel novembre del 2011, "anche in tempi più brevi del previsto la reputazione dell'Italia come Paese, finanziariamente e più in generale, è stata ripristinata", ha continuato Monti affondando ancora il coltello nella piaga. Non lo cita mai, Berlusconi, ma aleggia come un fantasma dovunque vada Monti. O forse come un incubo.