Un nome sobrio
De Giorgi indagato: il gay di Monti è diventato un guaio
di Brunella Bolloli Tu guarda come vanno a volte le cose. L’inchiesta in cui è coinvolto Alessio De Giorgi, candidato gay al Senato nella lista civica di Mario Monti e dei «moderati» (Fini e Casini) parte proprio dagli uccelli. Dai graziosi uccellini del Parco protetto di Migliarino San Rossore turbati nel loro habitat naturale da musica a palla e luci troppo forti. Parliamo di germani reali, aironi, trampolieri, gabbiani, anatre e cormorani, insieme a poiane e gallinelle alle prese con gli show delle notti arcobaleno. Chiedere agli esperti della Lipu e ai frequentatori del parco, nonché ad Assointrattenimento e a Maurizio Vangone, titolare di Reset, che da tempo si battono affinchè tutti i gestori dei locali rispettino le norme e hanno fatto esposti sul caso. Perché De Giorgi, omosessuale dichiarato e pezzo da novanta del panorama gay italiano risulta indagato dalla procura di Lucca per reati ambientali e falso in atto pubblico. Pare che su Facebook si sia sfogato e abbia gridato al complotto omofobo. In quanto proprietario del noto locale della movida “gaia” Mamamia di Torre del Lago ha avuto qualche problema sia di natura amministrativa, per mancate licenze e trasformazione di un bar-ristorante in una discoteca a cielo aperto, sia di natura penale. L’accusa, in pratica, è quella di avere turbato la quiete della flora e della fauna del Parco regionale di San Rossore-Massaciuccoli, motivo per cui all’inizio è stato disposto un sequestro per reati per lo più contravvenzionali. La magistratura ha poi provveduto al dissequestro, ma il Mamamia non ha più potuto aprire come locale danzante, bensì solo come bar e ristorante. L’indagine a suo carico, tuttavia, resta in piedi. Il fascicolo dovrebbe essere chiuso prima del voto delle Politiche. E De Giorgi, difeso dagli avvocati Michele di Gregorio e Marialuisa Bresciani del foro di Pisa, fa sapere che la sua presenza nel listone del Senato non può essere messa in discussione da qualche foto che lo ritrae con le drag queen che animano le notti dei suoi locali né certo con il suo stile di vita. Sacrosanto. Ma in merito all’assenza di indagati come la mettiamo? «A nostro avviso le contestazioni mosse a De Giorgi non rientrano nelle fattispecie di reato previste dal D. lgs n. 235/2012 ai fini di incandidabilità, tantomeno nelle più stringenti previsioni del codice etico della Lista Scelta Civica con Monti», fanno sapere dal pool dei legali, che stanno seguendo la pratica. E certo, niente a che vedere rispetto a reati di corruzione o criminalità. Per essere messo in lista, inoltre, l’ex presidente di Arcigay ha dovuto sottoscrivere come gli altri il “codice Bondi”, che prevede fedina penale pulita senza neanche processi pendenti al momento della presentazione delle liste e pieno rispetto del codice antimafia, trasparenza dei redditi e patrimoniale, blind trust in caso di conflitto di interessi, pubblicità di chi ha finanziato la campagna elettorale e di eventuali altri incarichi. Il problema, semmai, è in caso di rinvio a giudizio. Secondo quanto ha scritto la Gazzetta di Viareggio, i reati ipotizzati inizialmente dalla procura lucchese sono «esercizio di attività vietate e danneggiamento ripetuto nei confronti della flora e della fauna del parco». In più, la questione del numero degli avventori: come conciliare 3mila persone scatenate in un luogo che invece ne avrebbe potuto contenere meno di cento? Per non parlare degli impianti collocati all’interno e all’esterno dei locali, l’aver destinato all’attività di spettacolo, la terrazza superiore e l’area interna priva di agibilità e l’area esterna non di pertinenza, la violazione alla legge 394 del ’91, musica in area Parco senza preventivo nulla osta». Sempre secondo l’accusa, i titolari avrebbero «attestato il falso nella dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà al personale del comune di Viareggio di aver provveduto all’adeguamento degli impianti di amplificazione sonora nel rispetto della delibera 30 del consiglio comunale del 25 maggio 2011, dotandosi, contrariamente al vero, di impianti in grado di contenere l’emissione sonora entro i limiti del locale e sue pertinenze». De Giorgi si difende ed è pronto a dare battaglia in Senato. Anche se in città ricordano tutti i suoi scatti d’ira con conseguente lancio di un vaso di fiori in strada e una denuncia per tentata aggressione di un pubblico ufficiale. Agli avvocati, però, questo non risulta e parlano solo di una semplice diffamazione. In rete, invece, i suoi detrattori lo sfottono: «Da Regina Miami (notissima drag queen italiana) a Camillo Ruini. Lui si chiama Alessio De Giorgi, proprietario del MamaMia, direttore di Gay.it. Imprenditore. Ora in lista con Casini e Fini, per i diritti! Ovviamente».