Nel salotto di Vespa
Silvio Berlusconi a Porta a Porta: "Punto alle politiche, Renzi è un tassatore"
"Sto guardando al traguardo delle prossime politiche e mi do questo obiettivo importante: far vincere i moderati da soli, dare una grande maggioranza in parlamento al centrodestra da solo e fare un governo, quindi fare le riforme istituzionali e poi la riforma della burocrazia, del fisco e della giustizia". E' la sfida che Silvio Berlusconi lancia nel salotto di Porta a Porta, per il suo gran ritorno in tv. Le europee sono dunque solo una tappa in un processo più a lungo termine per Forza Italia. L'obiettivo, dunque, è quello di "toccare il cuore dei moderati. Se ci riuscirò, arriveremo al 25%". E sul premier il Cavaliere è poco lusinghiero: "Matteo Renzi? Da simpatico rottamatore si sta trasformando in un simpatico tassatore". La sfida del Cavaliere - "Io partecipo a questa campagna elettorale delle europee perché io guardo molto più in là... Guardo al traguardo delle politiche, non posso rincorrere per la mia età", è la risposta secca del leader di Forza Italia quando il padrone di casa, Bruno Vespa, gli chiede conto della rincorsa azzurra per la sfida elettorale del 25 maggio. Il grande ostacolo alla campagna elettorale di Berlusconi si chiama "servizio sociale", con quei 9 mesi da trascorrere, 4 ore alla settimana, all'istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone e l'obbligo di restare a Milano da venerdì a lunedì. "Non è vero che sono dispiaciuto. Molto volentieri andrò a trovare gli anziani, l'ho sempre fatto tantissime volte soprattutto con mia madre che quasi ogni settimana andava a trovare gli anziani...", ricorda ancora il Cav, che si dice "ben disposto" a prestare servizio sociale nel centro per anziani e disabili alla periferia di Milano. "Forse adesso questa cosa la farà sorridere ma io potrei fare anche dei lavori in giardino e anche lavori umili...". E sull'assistente sociale con cui dovrà fare i conti, il leader azzurro ha glissato: "Mi ha dato una impressione di cortesia". La sfida ai giudici - "Umiliato? No, affronto tutte le situazioni della vita in serenità perché so di essere a posto - ha continuato Berlusconi -. Mi possono fare tutto ciò che vogliono ma non mi scompongono. C'è stata una indignazione forte che mi ha fatto anche perdere il sonno, cosa che dura tuttora, per l'ingiustizia della sentenza Mediaset, una sentenza assolutamente ingiusta". La battaglia giudiziaria del Cav sul processo che lo ha visto condannato a 4 anni (di cui 3 scontati per indulto) per frode fiscale, non è però ancora conclusa: "Sono sicuro che questa sentenza ingiusta, contro la quale abbiamo già fatto ricorso presso la Corte dei diritti dell'uomo in Europa, e chiederemo tra qualche giorno il ricorso alla Corte di Brescia, sarà annullata". "La mia sentenza è stata costruita con delle precise regie. Io non mi sono dimesso, perché sono stato vittima di situazioni ingiuste che si sono create all'interno della magistratura. Primo, secondo e terzo grado di giudizio sono assolutamente tutti infondati. Sono certo che la Corte europea e la Corte di Brescia annulleranno la mia sentenza". E la decadenza da senatore votata a Palazzo Madama, sottolinea amaro il Cavaliere, è stata "una mascalzonata". La sfida a Renzi - "Finora nei provvedimenti del governo ci sono solo tasse. Renzi finora ha aumentato il prelievo fiscale dal 20 al 27% e, quindi, con una mano dà 80 euro al mese in più, ma con l'altra mano toglie la quattordicesima che ha dato e per tutti gli italiani di fatto sparisce la tredicesima". "Per dare 80 euro deve trovare dei soldi - spiega Berlusconi -, sono 830 milioni di euro al mese. Per trovarli ha mantenuto la tassa sulla casa e il prossimo anno gli italiani pagheranno 32 miliardi". La sfida per le riforme - Se il giudizio su Renzi è sarcastico, rimane l'appoggio incondizionato sulla strada delle riforme. "Il Paese non è riuscito dal ’48 a darsi un assetto istituzionale che lo renda governabile e mi sembra che debba cercare ancora una volta di cercare questo risultato nell'interesse del mio Paese. Io non ho un'ambizione politica, non ne ho mai avute, scesi in politica per evitare la vittoria della sinistra e ora guardo a un risultato importante". "La legge elettorale per il momento è spiaggiata al Senato e se va avanti la riforma del Senato, credo che difficilmente questa legge di riordino del sistema di voto potrà essere costituzionale", è poi il giudizio, minaccioso, su Italicum e riforma del Senato. La sfida a Grillo - Dal punto di vista elettorale, però, resta il peso di sondaggi che danno Forza Italia in calo e, soprattutto, un Movimento 5 Stelle sempre più in crescita. Ma anche qui Berlusconi è battagliero: E' davvero miracoloso se Forza Italia è ancora al 20% con la totale assenza del suo leader... è un miracolo se noi siamo al 20%...". Ma il Cav, anche se part-time, nell'arena elettorale ci sarà. "Le ultime indagini demoscopiche rilevano che il 46% di coloro che hanno dato il voto a Grillo sono disgustati dalle persone mandate in parlamento e dal loro comportamento. Questo 46% può essere recuperato". "Se facciamo 100 il numero degli italiani che hanno diritto di voto - prosegue l'ex premier -, il 50% sono disgustati dalla politica e non intendono votare o voteranno scheda bianca. L'altro 50% andrà a votare: di questi un terzo sono del Pd, un terzo del centrodestra e gli altri di Grillo. Nel partito di Grillo c'è molto da lavorare perché ha dato la possibilità di voto agli arrabbiatissimi, quelli veramente inferociti". Ed è su di loro che Berlusconi punta per mettere pressione su Renzi, alle europee e nei prossimi mesi. "Io penso che alle elezioni politiche potremo tornare ad essere il primo partito e superare il 36% del 2008". La sfida ai "traditori" - Impossibile non parlare anche dei "traditori", i forzisti della prima ora che hanno deciso di voltargli le spalle. In prima fila gli ex fedelissimi, Paolo Bonaiuti e Sandro Bondi. "Mi creda, io non sono così dispiaciuto di una perdita di pezzi se vanno via persone che non hanno più motivazioni ideali ma vogliono continuare il mestiere della politica e occupare posti e poltrone". Il pensiero va agli ex pidiellini confluiti nel Nuovo Centrodestra: "Io non sono pentito di aver tolto la fiducia al governo Letta. Nel momento in cui avevo più bisogno di essere sostenuto, loro non sono intervenuti". Sul leader di Ncd Angelino Alfano, però, la situazione è più spinosa: "Più che un dispiacere è stato un dolore personale". di Claudio Brigliadori