Bavaglio al Cav

Silvio Berlusconi, ecco chi gli vieta di andare in televisione

Andrea Tempestini

A questa Forza Italia "punita" dai sondaggi e alle prese con diverse beghe interne, Silvio Berlusconi in televisione servirebbe come il proverbiale pane. Basti pensare all'impresa firmata nella campagna elettorale per le politiche del 2013, quando riuscì a recuperare 10 punti in quattro settimane e, sostanzialmente, a pareggiare col Pd di Pier Luigi Bersani alle elezioni. Il Cav ci riuscì, in particolare, grazie alla comparsata da Michele Santoro, che fu accusato di aver "risuscitato" l'ex premier. Eppure oggi, Berlusconi, in televisione non ci va più: latita da 14 mesi (prima delle politiche, appunto). I suoi fedelissimi cercano di convincerlo: "Che cosa aspetti ad andare tu in televisione e a lanciare la controffensiva? E' da troppo tempo che manchi al video...". Il "no" dei legali - Il perché di questa "latitanza" lo spiega Ugo Magri su La Stampa: l'ex premier non va in tv perché i suoi avvocati glielo impediscono. "Non ci vado perché me lo vietano i miei avvocati", è la risposta di Berlusconi a chi gli chiede perché non si manifesti sul piccolo schermo. Secondo quanto scrive Magri, i legali in verità sarebbero stati meno tranchant: "Vacci pure, in tivù, ma per parlare dell'Italia e senza sparare sui giudici". Questo il consiglio di Niccolò Ghedini e Franco Coppi. Un consiglio che serviva a svelenire il clima in attesa della decisione sull'affidamento ai servizi sociali. Un consiglio che diventa ancor più "stringente" ora che l'affidamento gli è stato concesso. Dubbi da Silvio - Nell'ordinanza emessa dal Tribunale milanese di sorveglianza, infatti, le toghe hanno messo il bavaglio a Berlusconi, al quale si intima di non pronunciare "frasi offensive che dimostrano spregio nei confronti dell'ordine giudiziario". Pena la revoca dell'affidamento e lo scontare (da capo) la condanna agli arresti domiciliari. Berlusconi, dunque, per invadere il tubo catodico dovrebbe esercitare un iper-controllo su se stesso, ed evitare ogni minimo attacco a quella magistratura che, di fatto, si è mossa in ogni modo per marginalizzarlo dalla scena politica. Un paletto significativo, e sul quale, forse, il Cav ha qualche dubbio: e se poi gli scappasse una mezza parola? Meglio temporeggiare, dunque (si pensi agli annullamenti all'ultimo secondo delle presenze tv del 27 novembre e 26 gennaio scorsi, quando Silvio rinunciò alla diffusione di un videomessaggio). Meglio temporeggiare, ma ora Forza Italia ha bisogno più che mai del suo leader in tv, l'unico asso in grado di tirare la volata elettorale.