futuristi senza futuro
Alla fine Gianfranco si arrende:cacciato il socio dei "Tullianos"
di Roberta Catania Troppe polemiche e troppo debole la difesa di Gianfranco Fini e famiglia. Mario Totaro, socio in affari di Elisabetta Tulliani, compagna della terza carica dello Stato, è stato sfilato dalla lista montiana al Senato. In Puglia, da ieri, al primo posto figura il professor Nicola Rossi, ex senatore Pd, che fino all’ultimo aveva provato a resistere alla tentazione di tornare a Palazzo Madama. Non c’è nulla di ufficiale, perché neanche la lista con Totaro capolista era mai stata ufficializzata. Ma le indiscrezioni degli ultimi giorni erano state sufficienti a far esplodere il caso. Una questione su cui hanno buttato benzina anche gli esponenti locali di Futuro e Libertà, che si sono dimessi in massa (come a Brescia, città di Chiara Moroni). Il coordinatore regionale di Fli nelle Puglie, Francesco Divella, il vice Giammarco Surico, l’onorevole Carmine Patarino, i coordinatori delle province di Brindisi, Lecce e Taranto se ne sono andati sbattendo la porta. Gli (ex) sostenitori di Fini al sud in verità se la sono presa per tutta un’altra storia: la lista alla Camera, dove al primo posto ci sarebbe il leader del partito, messo come capolista, seguito a ruota dal suo protetto, Roberto Menia, di Trieste e dunque catapultato dall’altra parte dello Stivale solo per garantirgli la poltrona (dato che Fini si sarebbe successivamente sfilato per cedere a lui il posto, forse l’unico, guadagnato in Puglia),(...) spiega Roberta Catania su Libero di sabato 12 gennaio. C' è alta tensione tra i futuristi. Hanno mollato un partito, il Pdl, a dire di Fini "verticistico", e si sono ritrovati ora con un leader che decide tutto in prima persona senza lasciare spazio agli altri. Il caso Totaro è la punta dell'iceberg di un partito in rivolta. I malumori da tempo circondano Futuro e Libertà, ma Fini non fa mai nulla per far abbassare la temperatura. Le liste del "centrino", separate alla Camera, erano una speranza per molti. L'occasione per emergere. Ma Fini anche lì ha posizionato i suoi fedelissimi senza ascoltare chi la pensava diversamente. E' la solita storia di un leader democratico solo a parole. Continua a leggere l'articolo di Roberta Catania su Libero di sabato 12 gennaio