Contratto con Viale Mazzini
Rai, nasce TeleBoldrini: in diretta Camera e Senato
Non bastavano le Tribune Parlamentari né la diretta del question time al pomeriggio di mercoledì. Insufficiente la web tv, così come i due canali di Camera e Senato che trasmettono - come da decreto - sulle piattaforme satellitari in chiaro. La politica italiana, evidentemente, pensa di non essere sufficientemente presente sul piccolo schermo e, per colmare questo gap, ha avuto un’idea geniale: quella di crearsi un proprio canale televisivo. A prevederlo è il Contratto di servizio per la Rai 2013-2015 che il ministero dell’Economia e Viale Mazzini hanno già approvato e che da due giorni è all’esame della commissione bicamerale di Vigilanza. Al punto “u” della bozza di accordo tra lo Stato e la tv pubblica, infatti, si prevede «l’istituzione di un canale di informazione istituzionale». Via tra sei mesi La proposta iniziale prevedeva che il canale fosse di «comunicazione istituzionale», ma la Commissione presieduta dal grillino Roberto Fico ha modificato la definizione. La bozza di contratto di servizio, che non sarà approvata definitivamente prima della settimana prossima, recita così: «La Rai è tenuta a presentare entro sei mesi (...) un progetto di canale istituzionale dedicato ai lavori parlamentari, dando anche adeguato rilievo all’attività svolta dalle Commissioni». I presidenti dei due rami del Parlamento, Laura Boldrini e Piero Grasso, entrambi autoproclamati «eroi anti-Casta», contribuiranno così a regalare al Parlamento addirittura un canale televisivo pubblico riservato. Di più: un esponente del Movimento 5 stelle, che ha reclamato per settimane la guida dell’organismo bicamerale di controllo a suon di occupazioni della sede di viale Mazzini, ha dato il suo via libera. E pensare che Beppe Grillo attaccò duramente la presidente di Montecitorio, accusata di «usare la Camera come se fosse una tv commerciale». Tra gli scopi della «Parlamento tv» che sarà trasmessa sulle frequenze Rai, c’è anche quello di «riservare adeguati spazi all’informazione sulle attività delle istituzioni costituzionali, di rilievo costituzionale, di garanzia e controllo dell’Unione europea». La tv di «regime», dunque, parlerà anche di Corte costituzionale, Csm, authority e rappresentanze della Commissione in Italia. Comunicazione? La modifica della parola «comunicazione» in «informazione» proposta dal relatore del provvedimento, il senatore piddino Salvatore Margiotta, lascia intendere che non si tratterà di semplici spot autoconfezionati, ma che, almeno, ci sarà una «mediazione» dei flussi informativi attraverso dei giornalisti della tv di Stato. Parte delle risorse da destinare alla nuova iniziativa potrebbero arrivare dalla spending review delle sedi regionali: dei 1700 giornalisti dipendenti, ben 700 sono dislocati in giro per l’Italia. Ad annunciarlo è stato lo stesso Margiotta: un emendamento prevede che la Rai dovrà predisporre un progetto di «riqualificazione e ridefinizione della propria articolazione regionale anche alla luce delle nuove tecnologie». Arriva l’inglese Un’altra novità introdotta giusto ieri con un voto sul nuovo Contratto di servizio, che consta di 34 pagine, riguarda la programmazione in lingua inglese. È stato infatti approvato a maggioranza - e col voto aggiuntivo di Giorgio Lainati di Forza Italia - un emendamento che impegna l’azienda a diffondere «in orari di buon ascolto film e serie televisive in lingua inglese con sottotitoli nella medesima lingua». Di più: «La Rai può altresì sperimentare la trasmissione di opere in altre lingue dell’Unione europea, parimenti sottotitolate». Il senso dell’iniziativa trasversale non è soltanto - per così dire - educativo, ma anche quello di «massimizzare la veicolazione della propria offerta all’estero». di Paolo Emilio Russo