Silvio forza nove
Sondaggi, Pd primo partito al 32-33%. Rimonta Pdl: è al 17-19%
Il sondaggio di Renato Mannheimer pubblicato sul Corriere della Sera dà fiducia a Silvio Berlusconi, spaventa Pier Luigi Bersani e scoraggia Mario Monti. I numeri prima di tutto. Il Pd resta sopra il 30%, e in coalizione con Sel e i socialisti si avvicina, senza raggiungerlo, al 40 per cento. Chi ha fatto un vero e proprio balzo sono Pdl e Lega: in coalizione sarebbero tra il 26 e il 28%, di gran lunga il secondo partito nazionale, poiché Monti e i "centrini" si dovrebbero accontentare, ad oggi, di un 15% che ne seppellisce le ambizioni di premierato. Effetto Cavaliere - Significativa l'ascesa di consensi per il Pdl, che viaggia di pari passo al ritorno in campo del Cavaliere e alle sue presenze televisive. In poche settimane gli azzurri sono balzati dal 13-16% al 17-19% di oggi, e la crescita non accenna a diminuire. Berlusconi ha obiettivi ambiziosi: vuole raggiungere il 40 per cento. E Palazzo Chigi. La Lega Nord, probabile alleata, quota tra il 6 e il 7 per cento. Centrini senza futuro - Al centro, ossia Lista Monti, Udc e Casini, i sondaggi accreditano un 14-15 per cento. L'Udc è inchiodato al 4%, mentre Fini e i suoi sono appena sopra il punto percentuale. La Lista Monti-Montezemolo viene accreditata di un 9 per cento. Percentuali, come detto, che non possono consentire al Professore di aspirare a un bis di quello che fu un mandato tecnico. Inoltre, secondo la maggior parte degli analisti, pare improbabile che l'insieme delle liste collegate a Monti, alle urne, possa superare il 20 per cento. Pd primo partito - A sinistra il Pd si conferma il primo partito: per Mannheimer ha tra il 32 e il 33 per cento. Un dato stabile, in lieve calo dopo il boom legato all'effetto primarie. Sel di Nichi Vendola è data al 4%, in calo: parte dei voti si sono spostati sul movimento di Antonio Ingroia. Stabile il Psi di Nencini all'uno per cento. Grillini e Ingroia - Infine, continua il calo di quello che fino a poco tempo fa era il secondo partito a livello nazionale, e che ora rischierebbe anche di chiudere fuori dal podio, scavalcato dai centrini di Monti. Si tratta del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, che fiaccato dai dissidi interni e dall'incapacità di gestire una campagna elettorale del comico ligure, oggi, viene quotato tra il 13 e il 14%, una percentuale assai inferiore rispetto al 17-19% di qualche mese fa. Anche i grillini, secondo gli analisti, pagano dazio ad Ingroia, che ruba voti all'estrema sinistra e ai partiti non tradizionali: la "Rivoluzione civile" del pm prezzemolino, sarebbe tra il 3 e il 5 per cento.