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Fratelli d'Italia, La Russa: "Non siamo un partitino di destra"

Giulio Bucchi

di Marco Petrelli Fratelli d'Italia inaugura il 2013 con una raccolta firme per chiedere le dimissioni di Mario Monti da senatore a vita. "Vuole candidarsi? Si dimetta dalla carica!", tuona al megafono Marco Osnato, consigliere comunale Pdl di Milano tra i primi ad aderire a FdI. In piazza San Babila a Milano l'atmosfera ricorda quella dei comizi del MSI anni '60. Cliché nostalgico? Macché: "FdI nasce come alternativa a un Pdl più ingessato - sottolinea Osnato -. La gente ci ha visto un po' eterei e noi abbiamo risposto con maggiore impegno nella politica sul territorio, nel sociale nell'associazionismo".  La Russa e De Corato a Milano: ecco Fratelli d'Italia: guarda il video su Youreporter   Dello stesso avviso l'eurodeputato Carlo Fidanza, anche lui Fratellino della prima ora: "FdI può contribuire al rinnovamento del centro destra italiano, mostrandosi capace di fare mea culpa per gli errori del passato e di presentare una nuova classe dirigente". Sulla rottura tra La Russa e Gasparri, Fidanza ritiene che scelte diverse "non comprometteranno il cammino di FdI, partito che può andare avanti anche sulle sue gambe senza l'apporto di Gasparri, dimostrando agli elettori di non essere una riproposizione di Alleanza Nazionale". Che FdI sia qualcosa di nuovo lo conferma anche l'onorevole Paola Frassinetti commentando l'adesione di Guido Crosetto: "Guido si è dimostrato un politico preparato e coraggioso. Il fatto che sia in FdI pur non venendo da An palesa come questo sia un partito di centro destra nuovo e non un partitino di destra e basta". E a chi nutrisse ancora dubbi sull'attendibilità di FdI risponde secco Ignazio La Russa: "Gente nuova, facce nuove, persone selezionate per competenza e onestà". Firma anche lui per le dimissioni di Monti, sempre affiancato da una giovane militante che ha eletto a musa. A tornare al tema dell'iniziativa è l' onorevole Riccardo De Corato, anche lui presente: "Qualora Monti voglia mettersi in ballo deve obbligatoriamente rinunciare alla carica di senatore a vita".