Il retroscena
Bersani, il suo errore è Vendola. Una voce a sinistra: staffetta Monti-Pierluigi a Palazzo Chigi
Il peccato originale di Pierluigi Bersani si chiama Nichi Vendola. E' opinione diffusa, nei palazzi romani, che senza l'alleanza con l'ingombrante postcomunista leader di Sel le chances del segretario Pd di diventare premier sarebbero decisamente più forti. Il perché è presto detto: condizione minima per stare a Palazzo Chigi nei prossimi 5 anni sarà rispettare alla lettera agenda e direttive dell'Unione europea in materia di riforme e rigore. Con Vendola nella squadra di governo, al contrario, sarebbero a rischio come minimo le riforme delle pensioni e del lavoro, capisaldi di Mario Monti. E proprio su Mario si sono concentrate le richieste (da Berlusconi e centristi, sì, ma anche da tutto il Partito popolare europeo nerbo di questa Unione europea) di una ridiscesa in campo. Voci a sinistra - Non è un caso, insomma: senza Vendola Bersani avrebbe ricevuto maggior credito dai centristi riservando a Monti una posizione da tutore, sì, ma più defilata: magari da presidente della Repubblica. Invece, bloccati dalla grande paura di passi indietro, la politica italiana si è rimessa in ginocchio davanti a Monti. E nelle ultime ore si sta facendo strada una ipotesi suggestiva e inquietante: una staffetta a Palazzo Chigi tra Bersani e Mario. Solo voci? Forse, ma rilanciate dai quotidiani e dagli editorialisti più vicini al Pd, Unità in testa. Con sottile vena di terrore, ma anche con un senso di pragmaticità: si rievoca quanto accaduto negli anni Ottanta con Craxi e De Mita, spiegando che dopo il voto Bersani potrebbe acconsentire alla nomina di Monti come soluzione pro tempore per stabilizzare la situazione e poi diventare presidente del consiglio in corsa. Inquietante, appunto, ma non campato in aria e soprattutto con il presidente Giorgio Napolitano assai attento.