Il partito di Mario

Il ministro pro-immigrati alza la voce: decido io chi entra nella lista del Prof

Matteo Legnani

L'ufficializzazione potrebbe arrivare già prima di Natale, forse il 22 dicembre. Di una "lista Monti", il ministro per la cooperazione Andrea Riccardi, il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo e il leader Udc Pier ferdinando Casini vanno parlando da mesi. Ma l'annuncio fatto mercoledì scorso da Berlusconi durante la presentazione del libero di Bruno Vespa li ha sicuramente spiazzati. I due devono essere sobbalzati sulle rispettive poltrone a sentire il Cavaliere che offriva a Mario Monti la candidatura a premier per guidare il fronte dei moderati. Tra i quali, certo, ci sono anche Riccardi e Montezemolo (quest'ultimo il Cav, mercoledì, lo ha pure nominato). Ma loro pensavano di essere i capibastone, di un Monti-bis (come lo pensava anche Pier ferdinando Casini). Con il suo endorsement Berlusconi, mercoledì, li ha messi al loro posto di pedine all'interno di una vasta alleanza la cui leadership spetta, per questioni numeriche, al Pdl. Riccardi, però, fa la voce grossa. E in una intervista concessa al quotidiano la Repubblica "fa il filtro" ai "fuoriusciti" del Pdl: "Alcuni hanno sostenuto Monti fino alla fine, altri non si sono mai riconosciuti nel suo progetto, anzi lo hanno contrastato fino a farlo cadere. Come farebbero a sentirsi parte del nostro progetto?". Poi parla di Berlusconi: "Penso che abbia un disegno che non coincide con il nostro". E di D'Alema, che ha definito "non morale" per Monti, scendere in campo contro una forza, il Pd, che ha sostenuto il suo governo tecnico: "Non darei lezioni di moralità a Monti che ce ne ha date tante. Se qualcuno vuole dargli lezioni di sport, forse". Qualcun altro, invece, spieghi a Riccardi che nelle prossime settimane non sarà nè lui nè Montezemolo a dettare le condizioni per la formazione di una lista (o di un fronte) dei moderati.