Di Maria G. Maglie
Parabola Grillo: l'epurator è peggio dei partiti
C’è un momento in cui il successo e l’esposizione portano a inevitabile commistione e dunque corruzione della purezza della setta? Era inevitabile che il grillismo si scontrasse con il sangue il sudore e gli escrementi della politica, e rischiasse di finire male? Non sono tra coloro che dopo il risultato siciliano hanno gridato al flop, (...) (...) al contrario, quel più o meno diciotto ottenuto agli antipodi, e grazie a qualche vaffanculo e a una nuotata in puro stile maoista, mi è sembrato tanto eccezionale quanto incredibile. Solo dopo, a me pare, è cominciata la crisi, solo dopo, con la necessità di farsi partito più o meno come gli altri, è partita la reazione, la fatica, lo scontro intestino. I ragazzi che Grillo caccia hanno il torto di averlo capito per primi; sono finiti in un consiglio comunale o provinciale, si sono ritrovati alle prese con delibere da scrivere e votare, decisioni da prendere e condividere, inviti mediatici che non solo è impossibile rifiutare ma che è indispensabile cercare di procacciarsi, e lo scontro con il guru e il para guru si è fatto inevitabile. Quello che non ha capito è lui, il miliardario del popolo, il comico degli arrabbiati, il mescolatore di spettacolo e invettiva. Non ha capito che di qui al Parlamento l’assenza totale di regole e compromessi, la gestione autoritaria e quasi divina che lo ha fatto sembrare diverso ai più ingenui e ai più esasperati andrà pesantemente a sbattere. Ci vuol altro per restare una autentica novità nell’Italia sotto tutela di Germania del 2012 quasi 2013. Il primo fallimento si è consumato nella pantomima delle parlamentarie, una roba di quattro gatti che si sono votati tra quattro gatti sotto la tutela accigliata del Capo, e sotto le naturali prime salve di critiche e proteste degli esclusi. Ora tocca agli amministratori che scalpitano, e c’è poco da cacciare arrogantemente. Scommettiamo che con la raccolta firme scoppia il Casino? Ci azzardiamo a immaginare come finirà con il gruppo di Camera e Senato? Lui sembra immutabile, lui sembra poter scegliere solo l’arroccamento autoritario. Le sue sono ormai non più frasi da rivoluzionario, è quasi il crepuscolo e siamo al dittatore ferito, frasi storiche, di quelle che necessiterebbero di adeguato pulpito o hai visto mai di storico balcone. Quando Beppe Grillo caccia i reprobi, i “dissidenti” Federica Salsi e Giovanni Favia, e vieta loro di di usare il logo del Movimento 5 stelle, dice proprio così: «Chi fa domande su domande sulla democrazia interna è fuori», e «Fuori dalle palle». Scusate se è poco, e se è inutile obiettare che i due sono consiglieri regolarmente eletti, che i loro crimini si riducono a uno che ha espresso qualche critica alla gestione del vertice, all’altra che è semplicemente andata a un talk show, e che a tutti e due gli sono pure toccate minacce di morte estese alla famiglia. Ha deciso da solo Grillo: «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l'utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri». E ha firmato: Beppe Grillo. Non ci sono dirigenti con deleghe, non c’è proprio la struttura di partito, c’è il capo con aureola circonfusa, che usa sapientemente spettacolo e turpiloquio. Ci manca un ameno una prece, e i due poveretti sono serviti. Non rimane che piangere o andare dalla Gruber. Ma il dittatore non ha previsto la rivolta di popolo, prima timida poi sempre più forte. Una per tutte è perfetta: «Se il movimento 5 stelle deve diventare la nostra Alba Dorata meglio uscirne subito. Grillo ha completamente perso il controllo. All'inizio, quando mi sono avvicinata al meetup, le cose erano molto diverse». È Serenella Spalla, candidata alle parlamentarie del movimento 5 stelle, la quarantacinquesima esima in Emilia Romagna. Ora se ricordate che Alba dorata è l’esecratissimo movimento neo nazista cresciuto in Grecia nella crisi ultima, è chiaro a tutti quale potenza di fuoco la protesta del grillino ex adorante ora risvegliato possa produrre. Sarà una campagna elettorale per cuori resistenti. di Maria Giovanna Maglie