Il toto-candidati
Pdl, ecco i nomi che Berlusconi vuole portare in Forza Italia 2
Salvatore Dama Berlusconi ha una pila di curricula così, nel suo studio di Arcore. E ha dedicato una fetta considerevole del proprio tempo, negli ultimi mesi, all’attività di scouting. In realtà il Cavaliere stava cercando un nuovo Silvio: «L’opinione comune era che ci volesse un leader come il Berlusconi del ’94, ma non c’era. E non è che non l’abbiamo cercato. L’abbiamo fatto». Finché l’ex premier non si è accorto di avere il candidato proprio lì. Davanti a sé. Tutte le mattine. Riflesso allo specchio. Decisa la ricandidatura, il “Linkedin” cartaceo che riposa sulla scrivania berlusconiana non finirà nella differenziata. Il leader del Pdl ha deciso che, tra quei profili, selezionerà molti candidati alle prossime elezioni politiche e regionali. Saranno i «volti nuovi» di cui ha parlato ieri a Milanello. Quanti? Facendo pace con la nomenklatura del Pdl, nel giorno in cui Alfano e i dirigenti si sono piegati alla ricandidatura dell’ex premier, Silvio ha negato rivoluzioni nella composizione dei gruppi parlamentari. Ha dato rassicurazioni sulla conferma dell’attuale nucleo dirigente del partito, al quale sarà cambiato solo nome e simbolo nel corso di una sorta di convention rifondativa. Parole. Patti ai quali Berlusconi potrebbe derogare se rimanesse in vigore l’attuale legge elettorale, il Porcellum, che affida ai leader ampia discrezionalità nella composizione delle liste bloccate. E, di conseguenza, nella selezione del personale politico da spedire a Montecitorio e a Palazzo Madama. In privato Silvio ha confermato l’intenzione di disfarsi della vecchia guardia, specie di chi ha lo ha «tradito» pensando di puntare su Alfano per rottamare il fondatore. Non solo. Berlusconi riservatamente confessa anche l’intenzione di volere rivedere le quote del partito, il “70-30” fissato come regola d’ingaggio all’atto della fusione tra Forza Italia e An. I nuovi rapporti vanno aggiornati in questi termini: 50 berluscones, 40 ex forzisti, 10 ex An. «Ci saranno molte facce nuove. Bisogna innovare e ci sono anche persone che hanno tutto il diritto di sentirsi stanche», ha detto ieri a Milanello, Silvio. Aggiungendo: «Già da tempo ho contatti con molti protagonisti del mondo delle imprese, del lavoro, delle professioni, dell’università e anche dello sport, ma non mi sento autorizzato a fare nomi senza il loro consenso». Quanto allo sport, Berlusconi ha in mente di partire proprio dal calcio. Chiedendo un impegno diretto alle bandiere del suo Milan. Tre nomi su tutti. Il direttore generale della società Ariedo Braida e due calciatori che hanno fatto la storia del squadra nell’era berlusconiana: Franco Baresi e Paolo Maldini. Stilista e imprenditore Per ciò che riguarda il mondo dell’impresa, del lavoro e delle professioni, la scelta è molto ampia. Silvio avrebbe sondato la disponibilità di molti volti noti dell’imprenditoria italiana, ma ha anche intenzione di attingere dal gruppo di famiglia, come fece nel ’94. Il primo nome che viene automatico è quello di Flavio Briatore, manager che negli ultimi mesi ha stretto molto i rapporti con il Cavaliere ospitandolo ripetutamente nelle sue proprietà in Kenya. Non è detto che Briatore accetti la candidatura. Come non è detto che lo facciano altri imprenditori avvicinati dall’ex premier in questi ultimi mesi: lo stilista Cesare Paciotti, il presidente di Ibm Nicola Ciniero, l’amministratore delegato di Cisco David Bevilacqua. Tutte presenze ricorrenti alle famose cene del lunedì con gli imprenditori, organizzate a Villa Gernetto. Un’altra figura che a Berlusconi piacerebbe coinvolgere è Luisa Todini, protagonista del mondo dell’impresa e attualemente consigliere d’amministrazione Rai in quota Pdl. Gli altri nomi Hanno già un piede nel partito, perché avrebbero voluto partecipare alle primarie azzurre, l’avvocato Gianpiero Samorì e il finanziere Alessandro Proto. C’è chi sosteneva che dietro le loro candidature ci fosse proprio Silvio, nel luciferino tentativo di rendere più difficile l’ascesa di Angelino Alfano alla premiership pidiellina. Comunque sia andata, è vero che Berlusconi ha un rapporto personale con entrambi e ha già pensato a un loro coinvolgimento nel partito rinnovato che ha in mente. C’è poi il capitolo “Publitalia”, azienda che già nel ’94 fornì l’ossatura della neonata Forza Italia. Nel management della concessionaria pubblicitaria sono impiegati uomini di stretta fiducia del Cavaliere come Giuliano Adreani, Niccolò Querci, Luigi Ciardiello. Ma l’ex premier potrebbe anche chiedere un impegno diretto in politica del boss di Mediolanum Ennio Doris. O di esponenti dell’inner circle come il medico Alberto Zangrillo o l’architetto Gianni Gamondi. Così come Silvio starebbe anche pensando di attingere dal settore dei direttori del gruppo Mediaset e Mondadori. Berlusconi avrebbe pure valutato l’opportunità di candidare il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, in una campagna che avrà una forte tara anti-giudici. Ma sarà anche molto nazional-popolare. Ed è il motivo per cui l’ex presidente del Consiglio ha in animo di giocare un’altra carta ancora. Sempre in arrivo dal gruppo Mediaset: Gerry Scotti. Il conduttore ha già fatto sapere di non essere interessato alla politica. Ma se dovesse chiamare Berlusconi in persona...