Ufficio di collocamento tecnico
Monti al Colle da NapolitanoMa i ministri già lo mollano:cercano poltrone (politiche)
Tecnici sì, ma per finta. L'ambizione, infatti, è tutta politica. E il simbolo supremo di questa repentina trasformazione è proprio lui, il "disarcionato" (dalla sfiducia de facto del Cav) Mario Monti. Il Professore si insediò giurando che avrebbe fatto uno e un solo mandato. Con il passare delle settimane il bocconiano si è fatto ingolosire dal gioco politico. Tanto da non volerlo più lasciare. Tanto da costringere il suo più fido alleato, Giorgio Napolitano, a richiamarlo all'ordine, ricordandogli che no, che lui non si poteva candidare. E come Monti tanti altri. Un esercito di professori e ministri tecnici che ora, con l'avvicinarsi della fine del loro orizzonte tecnico-politico, sono in cerca di un nuovo posto di lavoro. In politica, ovviamente (tutti o quasi). Passiamoli in rassegna. Il premier - Non si può non partire dal signor Monti, disposto a tutto, o quasi, pur di restare in politica. Ha pensato alla sua lista, ma Re Giorgio, dal Quirinale, ha gettato una secchiata d'acqua sui bollenti entusiasmi del dottore delle tasse. Resta così la possibilità di un "pareggio", un risultato elettorale alle prossime politiche che non legittimi nessuno a governare: in questo caso, il agile come un felino, Monti rientrerebbe a Palazzo Chigi - tragedia - come premier di un'altra grande coalizione. Il Professore ha però anche un "piano b": il Quirinale. E Napolitano, più di tutti, lo vorrebbe al Colle. All'Europa farebbe comodo un presidente della Repubblica che sotto il loden indossa una maglietta sfondo blu e stellette gialle. Il superministro - C'è poi Corrado "Corradino" Passera. La superstar. Il superministro come superministro fu Tremonti. Il banchiere che vinse al toto-dicastero: ne incassò ben tre. Avrebbe dovuto cambiare l'Italia, invece ha cambiato soltanto la sua fama: in peggio, non ha combinato nulla. Nei primi mesi del governo tecnico lo tiravano per la giacchetta sia a destra sia a sinistra: era un papabile-premier. Poi, invece, ciccia. Adesso - politicamente - se lo filano soltanto Casini e i suoi: potrebbe essere il candidato premier di Pierferdy. O, più probabilmente, potrebbe diventare il prossimo presidente dell'Eni (il mandato di Scaroni è in scadenza, e le voci già si sprecano...). Fronda sinistra - Un manipolo di ministri del governo tecnico ambisce a farsi arruolare dalla sinistra, accreditata di un forte vantaggio in vista delle prossime elezioni politiche. Spudorati, vogliono saltare dal carro tecnico a quello schierato del papabile vincitore. Tra questi ministri c'è il "fantasma" Lorenzo Ornaghi (che ha già lisciato il pelo al Pd avallando la nomina della Melandri al Maxxi: una buffonata) e Francesco Profumo, il ministro dell'Istruzione in odor di sinistra (putacaso ha sdoganato l'italico "concorsone"). Ma tra i "sinistri" c'è anche lei, la più odiata dagli italiani, la signroa delle gaffe, la choosy e viziatella Elsa Fornero. Il leader democratico, Pier Lugi Bersani, disse che no, non esclude di coinvolgerla nella sua squadra di governo. E conoscendo la sinistra non c'è nulla di cui stupirsi: gli ex comunisti hanno una particolare inclinazione per l'harakiri (e se ci aggiungiamo che pensano o hanno pensato di candidare anche lo sceriffo delle tasse, Attilio Befera, risulta più evidente la naturale tendenza alla sconfitta dell'uomo di Bettola e compagni, il piccolo esercito della patrimoniale). Tra i "ministri sinistri", infine, va segnalato il già arruolato Fabrizio Barca, entrato in quota democratica, tecnico-goverrnante in quota democratica, uscente in quota democratica e presto candidato (in quota democratica). I "maroisti" - Ci sono poi due ministri che forse più degli altri si sono segnalati per il loro grossolano fallimento: Giulio Terzi di Sant'Agata e Giampaolo Di Paola. Rispettivamente titolari dei dicasteri degli Esteri e della Difesa. Sono i due personaggi chiave nella tragica trattativa per il rilascio dei nostri marò, mai avvenuto. I due, evidentemente attratti dal fallimento, sono in odor di candidatura con il Futuro e Libertà di Gianfranco Fini. Di fatto, una buona notizia: ci toglieremo i "maroisti" di torno, perché con il presidente della Camera e le sue percentuali infinitesimali, in Parlamento non ci (ri)entreranno mai. Al centro, al centro - Ecco poi la mini-pattuglia dei centristi, i ministeri che intendono farsi ripresentare da Casini & company, ammesso e non concesso che l'accozzaglia che si posiziona tra i due schieramenti abbia un minimo di futuro politico. Tra questi ministri, ecco Renato Balduzzi (Salute), Mario Catania (il bravo ministro per le Politche agricole) e, ovviamente, la super-star Andrea Riccardi, il ministro degli Immigrati, che pur continuando a riflettere sulla sua candidatura a sindaco di Roma, si è legato a doppio filo all'ItaliaFutura di Luca Cordero di Montezemolo (ha partecipato alla convention romana - un gesto "molto poco tecnico" - e si è prodotto in un mirabolante endorsment a favore di Mario Monti). Quirinalizi e banchieri - Nel governo tecnico c'è poi un altro bravo ministro, Annamaria Cancellieri, Interni, che ambisce a una poltrona pesante: quella che lascerà libera Giorgio Napolitano. Uno scenario suggestivo ma di difficile realizzazione: vorrebbe diventare la prima donna presidente della Repubblica. Infine c'è Vittorio Grilli, il (cosiddetto) ministro dell'Economia, che dalle banche viene e alle banche torna. Per il fedelissimo di Monti è infatti già pronta la poltrona in una importante banca d'affari. E gli altri? - Ultime note. Paola Severino, Giustizia, che tornerà ad occuparsi del suo studio di avvocato, e non vede l'ora di farlo a tempo pieno. Poi Filippo Patroni Griffi, Enzo Moavero, l'alieno Piero Giarda e Piero Gnudi: con loro grande scoramento, come direbbe Flavio Briatore, sono "fuori". Il motivo? Troppo vecchietti per una politica che finge di volersi rinnovare...