La conferma di Angelino

Alfano: "Berlusconi si candida. Le primarie non si fanno"

Andrea Tempestini

  Non è più un segreto, per nessuno. Mancavano però ancora due conferme che avessero tutti i crisimi dell'ufficialtà. Quella del protagonista, Silvio Berlusconi (che però mercoledì sera, spiegando che "in moltissimi mi chiedono di tornare", aveva pressochè definitivamente fatto luce sul suo futuro) e quella di Angelino Alfano. Ora, la conferma del segretario, è arrivata: "Anche oggi Berlusconi mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista. E' lui il detentore del titolo. Le primarie? Erano per la successione, ma ho sempre detto che se tornava in campo il Cavaliere non ha senso farle, e non si faranno". Così l'eterno delfino spazza via gli ultimi (vaghi) dubbi sul ritorno politico del Cavaliere, e pone la definitiva pietra tombale sulle consultazioni azzurre, difese dallo stesso Alfano, odiate da Berlusconi e, forse, mai davvero vicine a vedere la luce. E questa mattina, venerdì 7 dicembre, il segretario del Pdl salirà al Quirinale   per correttezza istituzionale informeremo il presidente della Repubblica dei   nostri intendimenti”. Con lui ci saranno anche Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. Anche il presidente del Senato Renato  Schifani è stato ricevuto al Quirinale, mentre era in corso  l'incontro tra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano e la   delegazione del Pdl guidata dal segretario Angelino Alfano.  Il fronte dei contrari - Le incertezze non ci sono più: il candidato - con tutta probabilità del Pdl, e non di un nuovo partito o di una sua lista - è Berlusconi. Una decisione nell'aria da tempo, a lungo rimandata, smentita e poi riconfermata. Una decisione che, però, rischia di minare i già fragili equilibri del partito. Se da un lato c'è un esercito azzurro entusiasta per il ritorno di Silvio, dall'altro sono molti gli esponenti del partito che si sono schierati o espressi contro la sesta discesa in campo di Berlusconi. In prima linea gli ex An, da La Russa a Gasparri, senza dimenticare la Meloni, che voleva con tutte le forze le primarie. Poi c'è Guido Crosetto, che nella mattinata di giovedì 6 dicembre ha espresso tutto il suo dissenso rispetto alla linea del partito. Da non scordare, inoltre, chi si è opposto alla sfiducia al governo Monti, ora appeso a un filo. Alfano: "Voteremo legge di stabilità" - Sulla convulsa situazione politica che si è delineata nelle ultime ore e che pare destinata a concludersi con la fine della parentesi del govenro tecnico, si è poi espresso anche Alfano: "Il Pdl - ha spiegato - voterà la legge di stabilità. Noi abbiamo sempre detto che non vogliamo far precipitare il Paese in un esercizio provvisorio. Quindi la legge di stabilità non è a repentaglio". Il segretario, come dicevamo, andrà a riferire al Presidente della Repubblica". Al centro dell'incontro la crisi di governo. Lo stesso Monti, che usa Giorgio Napolitano come "scudo", ha fatto sapere di attendere l'esito del vertice tra Alfano e Monti. Sulla doppia astensione che, di fatto, ha messo in minoranza il governo, Alfano ha spiegato che "è il segno evidente di uno nostro disagio, un disagio forte per come stanno andando le cose nel nostro Paese. Dopo 13 mesi di governo, che è stato chiamato a risolvere la crisi con un gesto di responsabilità da parte di Berlusconi, le cose vanno peggio". Sull'ipotesi di far cadere Monti, il segretario ha spiegato che "decideremo nei prossimi giorni, ma domani, per correttezza istituzionale informeremo prima il presidente della Repubblica sui nostri intendimenti". Alfano, infine, scaccia le accuse di chi addita gli azzurri come "irresponsabili": "Non abbiamo fatto precipitare i fatti. Se lo avessimo voluto, avremmo dato oggi la sfiducia al governo. Invece, abbiamo fatto una scelta di responsabilità dando un segnale chiaro al governo".