LA PROTESTA
L'uomo-contro le primarie del Pd:"Ecco perchè sono tutti da bocciare"
Roberto Marrone è uno che le cose le dice in faccia. Armato di sola voce in piazza del cannone a Milano, vicino alla sede centrale di Lanza del Pd, ha gridato tutto il suo disappunto sulle primarie del pd di domani. Le argomentazioni di Marrone non sono da sottovalutare. La sua critica alle primarie nasce da un'intuizione: "Ieri mi chiedevo che fine avrebbero fatto i famosi due euro raccolti durante le primarie del Pd. Bersani dice che ci sono un milione di iscritti pronti a votare quindi il Pd dovrebbe avere già incassato due milioni di euro. Che fine faranno? Solo Laura Puppato ha dichiarato di devolvere la sua parte ad un'associazione che lotta per i diritti delle donne. Vendola si è accodato timidamente. Degli altri tre nessuna notizia. Vogliono mettere i soldi da parte per le politiche nazionali". Dopo aver fatto queste riflessioni Marrone ha deciso di esporre pubblicamente il suo disappunto. E così lo ha voluto fare come se piazza del cannone fosse uno speaker corner di Hyde Park, a Londra. E nel suo monologo pubblico ha demolito le candidature di Tabacci, Bersani, Vendola e Renzi alle primarie. "Pierluigi Bersani non merita di candidarsi perchè in 35 anni da parlamentare ha sistemato nelle varie commissioni e organi pubblici 270 familiari. matteo renzi non deve partecipare alle primarie perchè ha 37 anni. E 20 li ha passati a fare politica. Tabacci è una vecchia volpe ed era compagno di merende di Casini, genero dell'imprenditore Caltagirone. Infine Vendola ha appoggiato l'idea di Bertinotti di far cadere il governo Prodi, consegnando di fatto l'Italia a Berlusconi. L'unica meritevole di una candidatura mi sembra Laura Puppato". Domani Marrone ripeterà la sua performance proprio davanti ad uno dei gazebi che ospiteranno il voto delle primarie. E per adre continuità alla sua voce di protesta ha anche fondato simbolicamente un'associazione la L.a.n.c.i.a., Libera associazione nazionale degli indignati assai. Un modo civile per dire ciò che si pensa a chi non sa ascoltare.