Verso il 2013
Napolitano: "No a coalizioni vaste che non sappiano governare"
Nomi Giorgio Napolitano non ne fa, ma il suo no deciso a raggruppamenti politici che non sono in grado di governare pare essere un messaggio, anzi uno schiaffo bello e buono a due compagni di sponda: Pierluigi Bersani e Nichi Vendola. Il contesto è una riflessione sulla tanto agognata riforma delle legge elettorale inviata in una nota alla Commissione Affari costituzionali del Senato: "Considero positivo l'avvenuto superamento, anche grazie alla tua costante attenzione e sollecitazione - scrive al presidente di Palazzo Madama Renato Schifani - di una situazione che vedeva trascinarsi da tempo, senza risultato, discussioni tra i rappresentanti delle principali forze politiche". Certo, gli ostacoli non sono ancora superati visto che tra premio di maggioranza e preferenze le opposizioni sono forti (proprio ieri, giovedì 11 ottobre, Pd e Idv hanno votato no all'ultima bozza), ma il Quirinale non rinuncia ad auspicare "con realismo e senso di responsabilità un ampio consenso parlamentare, al di là di ogni persistente diversità di punti di vista". Il guaio però è che dopo le urne, qualsiasi sistema sia in vigore, Porcellum o no, tocca governare. E come la mettiamo con la probabile coalizione di centrosinistra grande favorita nella primavera 2013? L'armata Brancaleone Pd-Sel non convince nessuno, e lo sa pure il Colle. Che non a caso esprime perplessità sia pur generali: "Le nuove regole consentano agli elettori di compiere scelte determinanti per la composizione del Parlamento, e di evitare il ricorso a incentivi e vincoli tali da indurre a vasti raggruppamenti elettorali di dubbia idoneità a garantire stabilmente il governo del Paese". Fuori di politichese, evitare le solite figuracce che, guarda caso, hanno caratterizzato i governi di sinistra nel 1996 e nel 2006.