Sinistra in pezzi
Altra grana per Bersani:D'Alema sogna il Quirinale
La corsa per il Quirinale sembrava essere una questione privata tra Mario Monti, Giuliano Amato e Romano Prodi. E invece no: c’è un quarto uomo. Non è una buona notizia per Pier Luigi Bersani. Perché il nuovo contendente è Massimo D’Alema. Ma come, un ex Pci, per di più del genotipo cinico-togliattiano, al posto di un ex Pci migliorista come Giorgio Napolitano? Manco al Cremlino facevano di queste cose. E la logica dell’alternanza? Certo che il problema esiste. Ma per un problema che apre, D’Alema potrebbe contribuire a risolverne un altro, più grosso: cosa fare con la sinistra il giorno dopo le elezioni. Sondaggi alla mano, l’ipotesi di uno scenario di stallo è tutt’altro che improbabile. Stallo, per capirsi, non vuol dire che non vince nessuno, perché in questo caso la soluzione è già pronta: un governo Monti bis, con dentro i partiti dell’attuale strana maggioranza, qualche esponente politico con incarico da ministro e seguente esplosione di Pdl e Pd, i cui pezzi, a quel punto, avrebbero una legislatura di tempo per ricomporsi in forme nuove. Lo stallo si verificherebbe, invece, se l’alleanza tra Pd e Sel vincesse, ma non quanto basta per fare un governo stabile. D’Alema, grande sconfitto di sette anni fa, non ha mai smesso di pensare al Quirinale. E se il compagno Bersani va a palazzo Chigi, per lui non ce ne è nemmeno stavolta. Ma se il Pd, pur vincendo alla meno peggio le elezioni, per «senso di responsabilità» facesse un passo indietro e rinunciasse ad esprimere un premier, che avrebbe peraltro vita difficilissima? E se fosse proprio D’Alema ad assumersi l’impegno morale e politico di favorire il nobile gesto? Non avrebbe forse ribadito la propria natura di statista? E non avrebbe il Pd, comunque vincitore, diritto a una poltrona di primissimo piano? Leggi l'articolo integrale di Fausto Carioti su Libero in edicola oggi 5 ottobre