"Er Batman" della vergogna
Fiorito spudorato: lenzuola,biancheria e televisoricon i soldi del Pdl
di Franco Bechis Non bastavano i quasi 150 mila euro di stipendio che si era auto-erogato a maggio e giugno, fino a quando non l’hanno pizzicato. Franco Fiorito era una vera macchina da soldi. E da quando è diventato capogruppo del Pdl nella Regione Lazio probabilmente non ha più speso un euro di tasca sua. Per nulla. Ha acquistato il mattone personale e i terreni che via via nella sua famiglia si sono moltiplicati con gli stipendi che si era erogato da solo moltiplicandoli come i pani e i pesci erogandoseli su ognuno dei nove conti che aveva tre volte al mese. Ogni altra sua spesa l’ha messa in conto al gruppo del Pdl della Regione Lazio. Come? In parte attraverso fatture pagate, ma soprattutto grazie a tre formidabili strumenti che aveva in mano: la firma sul conto corrente, la carta bancomat relativa (che nell’ultimo anno è cambiata) e il libretto degli assegni che ogni mese si esauriva dopo pochi giorni. Leggi gli "autobonfici" di Fiorito: clicca qui e scarica il Pdf TETTO SFONDATO Una disposizione saggia aveva stabilito un tetto piuttosto basso al bancomat di sua dotazione, sia per il prelievo dei contanti che per il pagamento di piccole spese con il circuito Maestro. Nei due anni comunque ha speso 101.903 euro. Siccome non bastavano, ogni mese si presentava personalmente allo sportello per ritirare contanti o inviava uno dei suoi due fidi segretari (solo all’inizio però è andato a ritirare la somma Pierliuigi Boschi: mille euro il 239 luglio 2010). I contanti ritirati da allora all’inizio di luglio 2012 ammontano a 196 mila euro. Argent de poche, per integrare le piccole spese quotidiane in barba ai limiti sul contante nel frattempo introdotti. Fra bancomat e ritiro diretto di contanti dal conto Pdl quindi siamo a 300 mila euro. ASSEGNI SCATENATI A questo punto è intervenuto il libretto di assegni. E qui Fiorito non si è proprio frenato: ne ha staccati in 23 mesi per 804.353,28 euro. È oggetto dell’indagine della magistratura sapere come li ha utilizzati, non essendo noto se queste spese siano state esclusivamente personali, per pagare spese istituzionali (che però venivano regolate con bonifici) o per allungare piccoli extra nelle tasche dei 16 colleghi in Regione. Per questi ultimi sono stati tracciati per altro bonifici diretti di rimborso spese, anche se non sono tantissimi. E poi il pagamento diretto di fatture quasi sempre alle stesse società fornitrici, come se ognuno di loro avesse diritto a quella quota di fornitura. Anche Fiorito probabilmente aveva i suoi fornitori, che vanno conteggiati a parte. Tra i bonifici ce ne sono per circa 100 mila euro ad architetti, e di queste somme le due fatture più rilevanti appartengono a professionisti di Anagni, la città di Er Batman. Delle due l’una: o il gruppo consiliare del Pdl alla Regione Lazio aveva bisogno continuamente di ristrutturazione degli spazi, o il gruppo Pdl ha pagato anche la ristrutturazioni compiute nelle abitazioni di Fiorito ad Anagni. Anche questo è oggetto delle indagini della magistratura. Con il Pagobancomat in ogni caso l’ex capogruppo del Pdl si è pagato davvero di tutto: ha speso migliaia di euro a Unieuro, in negozi di telefonia, ha pagato la fattura per l’installazione di una antenna satellitare ad Anagni, ha speso qualche centinaio di euro da Hermés, anche se non si conosce il dettaglio della fornitura, e ha pagato perfino una fattura di biancheria da camera. Probabilmente le lenzuola del letto di Fiorito sono a carico del gruppo. Per altro è stata a carico del gruppo anche chi con lui ha dormito sotto quelle lenzuola. IL COVO DEI BRIGANTI Fra le ricevute del bancomat ci sono quattro spese ad altrettanti supermercati, e perfino una fattura di rilevante importo alla società che gestisce la catena Sigma. Ogni pieno di benzina delle auto di Fiorito è stato pagato dal Pdl, ovunque lui si trovasse. E naturalmente sono decine e decine le ricevute di ristorante, in cui pranzava o cenava da solo o al massimo con due coperti. Poche le eccezioni: i coperti erano di più nel ristorante il cui nome sembra il titolo dell’intera triste vicenda laziale: «Il Covo dei Briganti» di Frosinone (spesa di poco superiore ai 500 euro). Acquistati con il bancomat anche lampade, arredi e un televisore Samsung, malfunzionante, perché poi con la stessa carta è stata pagata la fattura di un tecnico per la riparazione.