L'autogol del Colle
Napolitano: "Grecia, troppo rigore danneggia la democrazia"
Ecco a voi Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica ellenica. Il Capo dello Stato ha ricevuto nel pomeriggio di lunedì, al Quirinale, il suo omologo greco, Karolos Papoulias, presente all'incontro anche il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri, Staffan De Mistura. Ed ecco che al termine del summit, Re Giorgio prima spazza via ogni dubbio ("Basta discussioni. La Grecia è nell'euro"), quindi tuona: "Troppo rigore danneggia la democrazia in Grecia". Ma come, il danno lo subisce soltanto Atene? E in Italia il rigore imposto dal governo Monti caldeggiato dalle autorità europee e dallo stesso Napolitano non ha forse danneggiato la democrazia? Il Belpaese è guidato da un governo non eletto che ha ricoperto la penisola di tasse, una sfilza di imposte che ci hanno "regalato" Bruxelles, la crisi e lo spread: di fatto una serie di manovre che equivalgono al commissariamento del nostro paese per mano del governod ei tecnici. Si tratta di un evidente "danno" (per usare le parole del Capo dello Stato) alla nostra democrazia. Eppure Napolitano sembra scorgere il "danno" soltanto ad Atene. "Di debiti da pagare si muore" - La Grecia, ha spiegato Re Giorgio, "è e sarà sempre parte integrante della civiltà europea e del processo di integrazione del Continente, quindi basta discussioni striscianti e speciose sulla sua permanenza nell'Eurozona, e soprattuto diamole il tempo necessario a mantenere gli impegni che si è giustamente presa". Napolitano, quindi, mette in guardia dalle "conseguenze sociali di un eccessivo rigorismo", e sottolinea come "di debiti da pagare si possa morire". O almeno possa "morire la democrazia greca". Parole chiarissime, quelle del Capo dello Stato, che però vanno in difesa del Paese sbagliato. Come se, al contrario, l'Italia non sia sul punto di morire di tasse, come molti degli imprenditori vessati dal fisco e da una pressione tributaria che non lascia spazio ad alcun tipo di futuro. "Gravi conseguenze sociali" - Certo, ha proseguito Napolitano, la classe dirigente ellenica ha tutte le sue resposnabuilità, ma c'e anche da "prendere atto con compiacimento del fermo intento della Grecia di tenere fede agli impegni sottoscritti con l’Europa", e soprattutto tenere in considerazione "le conseguenze sociali e i sacrifici che la Grecia si è impegnata a rispettare". Conseguenze sociali che Papoulias elenca con scrupolo ragionieristico, a partire dalla disoccupazione al 25 percento che, nel caso dei giovani, arriva a raggiungere la metà della forza lavoro. Dati di fronte ai quali il Presidente della Repubblica avverte: "Bisogna seriamente tenere in conto le considerazioni sociali dell’ulteriore inasprimento delle condizioni" poste dall’Europa, dando magari "più tempo per affrontare meglio tutte le prove". Eccolo, ecco a voi Giorgio Napolitano, il presidente (anti-rigorista a sorpresa) della Repubblica ellenica.