Ecco perché può vincere

Il Cav ha sbagliato e delusoMa è l'unico che può giocarsela

Andrea Tempestini

  La verità è quella semplice che Silvio Berlusconi ha consegnato a Bruno Vespa per il suo prossimo libro: «Nel 2008 il Pdl aveva il 38%. Se per assurdo alle prossime elezioni avesse l'8%, avrei gettato al vento 18 anni di impegno politico». Come ben sa chi si occupa della materia e ha letto le varie simulazioni e sondaggi, quel risultato dell'8% alle politiche 2013 non è affatto assurdo. Sarebbe stato assai probabile lasciando andare così le cose. Il Pdl ha vissuto 8 mesi senza Berlusconi: senza dubbio è partito in una situazione difficilissima, quasi impossibile. In qualche modo ha dovuto seguire la parabola di Mario Monti, il premier arrivato a Palazzo Chigi con attese miracolistiche e sull’onda di un consenso popolare quasi plebiscitario, e che in pochi mesi ha bruciato più della metà del proprio patrimonio di fiducia e credibilità. Pur riconoscendo le difficoltà  che ci sarebbero state nel tentare di smarcarsi da quella parabola (cosa  mai avvenuta), il Pdl è riuscito a fare peggio di Monti, disintegrando ben più della metà del proprio tesoretto. Si sarebbe potuto discutere a lungo sulle capacità dei singoli, qui assolvere e là criticare, e il risultato sarebbe stato annientare quel poco di patrimonio che ancora era rimasto. Sembra una cosa antica tornare a Berlusconi, e in parte lo è - come ben sa la sinistra che per vincere non ebbe altra soluzione che tornare a Romano Prodi. Ma la realtà è più forte delle puzze sotto il naso e anche dei grandi desideri di novità: le leadership non si inventano né si costruiscono. Si impongono perchè tali sono, e se uno non ha quel «quid» nel sangue, non se lo può dare né fare iniettare da chicchessia. E la realtà dice ancora oggi che l’unico leader possibile in grado di guidare quell’area moderata di centrodestra è  Berlusconi. Non ne abbiamo visti altri. Magari nasceranno, ma oggi non ci sono. Siccome glielo abbiamo ricordato da queste colonne in tempo reale, sappiamo bene come il Cav  abbia contribuito ad azzopparsi da solo, commettendo molti errori e dando l’impressione ormai di avere a noia la politica e in nessun conto la fiducia che gli avevano dato gli elettori di centrodestra che a Palazzo Chigi ben tre volte l’avevano portato in questi 18 anni. Credo che dopo i primi 100 giorni di governo nel 2008 (quando molto è stato fatto e mantenute le grandi promesse della campagna elettorale), quel patto si fosse spento, e da lì è iniziata la china discendente. Siccome mi capita di girare e di fare le cose che fan tutti (la spesa, prendere qualche mezzo pubblico, la coda alle poste...), sento parlare di politica spesso dai principali addetti ai lavori: gli elettori. E da loro - anche da chi l’aveva sempre votato - ne ho sentite dire di tutti i colori su Silvio,  dal Bunga-Bunga fino alla caduta dell'esecutivo. Ho sentito la sfiducia nella politica in generale, la disponibilità a votare   Grillo perché altro non c’era, e poi la rabbia e la delusione che mano mano hanno affiancato il nuovo governo Monti. Mi è ricapitato di parlare con alcuni degli stessi in questi giorni, quando cominciava a filtrare sulla stampa la notizia della possibile ricandidatura di Berlusconi. Ero preparato a fischi e «buhhh». E invece no, ho sentito più volte ripetere che anche se ne aveva fatte di tutti i colori, una cosa era innegabile: con Berlusconi al governo non si è mai stati male come capita ora sotto Monti. Possiamo discutere mille ore su questa affermazione, ma quel che sto citando è un fatto di cronaca, non una tesi. È  la realtà, che dice una cosa banale: se scende di nuovo in campo, Berlusconi ha possibilità di recuperare una parte consistente del voto perduto. Accade anche in politica quel che avviene per i campioni di calcio. Ci può essere il beniamino che sbaglia  un’intera stagione, prendendosi fischi  da assordare le orecchie. Se poi però chi lo sostituisce infila quattro goal nella propria porta piuttosto che in quella avversaria, state certi che al campionato successivo buona parte del pubblico acclamerà il ritorno del vecchio campione. È un po’ la sensazione che hanno in queste ore i tifosi juventini leggendo i top player via via proposti dalla dirigenza scendendo ogni giorno che passa un gradino più sotto:  Del Piero sarebbe ancora meglio alla sua età di tutti i nomi che circolano. Qualcuno,  anche nel Pdl, aveva pensato che il migliore acquisto sarebbe stato   Monti. Brava persona, ottima cultura, affabile intrattenitore anche in importanti salotti internazionali. Forse un buon ambasciatore, ma dopo i risultati dei primi nove mesi di governo sarebbe stato come promettere a un pubblico sfibrato dagli insuccessi l’acquisto di Comunardo Nicolai, il giocatore del Cagliari che all’epoca di Gigi Riva divenne famoso   per i mirabolanti goal che metteva a segno nella propria porta. Tutto fa spettacolo, certo, ma il centrodestra non poteva proprio affidarsi al re degli autogoal... E allora? Allora Berlusconi in campo è la scelta più utile alla squadra. Lui è bravissimo nelle campagne elettorali, e ne ha davanti una tutta in salita lunga nove mesi. Non so se può vincere, ma è l’unico in grado di giocare la partita fino in fondo. Sul suo nome si radicalizzerà lo scontro, e questo inevitabilmente toglierà spazio a Grillo o ad altri movimenti di protesta. Quel che è certo è che c’è la possibilità di riaprire gli spazi: il centrodestra parte sfavorito, ma non più come squadra materasso. C’è spazio per chiedere scusa degli errori passati e anche per un po’  di fantasia con cui rimodellare quel centrodestra stanco e   ammuffito. Anche per rispondere a chi oggi si indigna e se ne va, non avendo saputo per altro costruire null’altro quando gli spazi erano infiniti. Le soluzioni per rimettere in primo piano la società reale ci sono, il tempo non è tanto, ma è sufficiente. E Berlusconi che ha fondato questa area moderata, resta il solo ad avere le chiavi per rifondarla da capo... di Franco Bechis