Spioni

Coviello, i correntisti spiati a Bari vogliono un risarcimento dalla banca

Andrea Muzzolon

Sono 3572 i correntisti, appartenenti a 679 filiali, ad essere stati spiati almeno una volta da Vincenzo Coviello. L’ex dipendente, sottoposto a procedimento disciplinare e poi licenziato da Intesa Sanpaolo lo scorso 8 agosto, è ora indagato dalla Procura di Bari per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Le indagini erano iniziate il 22 luglio dopo che un correntista, al quale erano stati segnalati dalla banca gli accessi abusivi al suo conto corrente, aveva presentato una denuncia. Ma ora si stanno muovendo anche altri spiati: i legali di alcuni clienti vittime di Coviello hanno chiesto informazioni alla Procura per valutare la costituzione di parte civile o cause civili ai danni della banca. Cause che si andrebbero ad aggiungere all’indagine a cui è stato sottoposto l’istituto in seguito alla mancata vigilanza sulle azioni dell’ex dipendente. L’accusa, infatti, è quella di non aver segnalato tempestivamente agli inquirenti le azioni di Coviello che avrebbero messo a repentaglio la sicurezza dello Stato.

Un portavoce di Intesa Sanpaolo ha però precisato che «la banca non ha ricevuto alcuna comunicazione dall'autorità giudiziaria e sottolinea che la banca ha potuto procedere con la notifica presso l'Autorità per la Privacy e la denuncia presso la Procura di Bari come parte lesa nei tempi resi possibili da un processo esteso e accurato, volto alla ricostruzione di quanto avvenuto». Fra i conti osservati nel corso degli ultimi 26 mesi dal banchiere ci sono decine di personaggi noti, oltre a migliaia di normali clienti. Dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Presidente del Senato Ignazio La Russa, passando per molti ministri, politici, personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport.

Un fatto gravissimo, ma che da sinistra stanno già provando a ridimensionare dopo lo scoppio dello scandalo dossieraggi per mano del finanziere Pasquale Striano. L’ex sindaco di Bari, dove è partita l’indagine, e ora europarlamentare del Pd Antonio Decaro ha archiviato le azioni di Coviello semplicemente come quelle di «uno che si voleva fare i fatti degli altri per aver qualcosa da dire». Una posizione che risulta ancora più incomprensibile a fronte del fatto che il nome di Decaro compaia nell’elenco degli spiati. Intervenuto a Un giorno da Pecora, ha scherzato sull’accaduto: «Non so cosa possa aver cercato del mio conto corrente, non avevo niente da nascondere e l'ho saputo dai giornali. Visto che ho letto che lo 'spione' è anche un consulente avrei potuto approfittarne per chiedergli di farmi risparmiare qualcosa nelle spese mensili». Anche il Movimento 5 Stelle ha deciso di adottare una strategia che mira a minimizzare l’accaduto. La vicecapogruppo dei grillini alla Camera, Vittoria Baldino, ha liquidato la vicenda attaccando il premier Meloni che «dovrebbe preoccuparsi di questioni ben più serie della violazione della sua privacy, come, ad esempio, l'attacco di Benjamin Netanyahu all'Onu». Per la pentastellata la privacy dei cittadini può aspettare: «Sinceramente credo che i problemi veri in questo momento siano altri». Intanto, in Procura è cominciata l’analisi di tutti i dispositivi elettronici del 52enne banchiere di Bitonto. Le indagini dei carabinieri saranno coordinate dal procuratore capo Roberto Rossi e dall'aggiunto Giuseppe Maralfa, i quali cercheranno di capire se l’uomo ha scaricato e condiviso i dati visionati nei i 6.637 accessi abusivi.