Linea ondivaga
Storace: Elly Schlein non ne azzecca una e grida all'islamfobia
Se un passante qualsiasi pronuncia la parola islamofobia può dare fastidio, ma poi passa. Se a farlo è però la segretaria del Pd – ovvero il capo di una importante comunità politica – stiamo davvero superando ogni limite. Perché quella che Elly Schlein è arrivata a definire in una maniera davvero estremistica, rischia di maturare con gli atteggiamenti di una politica davvero settaria.
Oggi, con il conflitto in corso, di islamofobia possono parlare solo i nemici di Israele, quelli vogliono distruggere lo Stato ebraico dalla faccia della terra. E lei, la Schlein, ha il dovere della chiarezza. Altrimenti, poi non può lamentarsi con i suoi compagni se addirittura Lilli Gruber la prende di petto per rinfacciarle che non si capisce quello che dice quando parla. E non è la sola, indubbiamente. Probabilmente la Gruber le fa addirittura un favore, perché se prendiamo alla lettera le parole di ieri della Schlein sulla crisi mediorientale c’è da avere i brividi lungo la schiena.
È vero – e per fortuna – che la leader del Nazareno ha speso parole nette contro quelle stelle di David sui muri di Parigi e l’oltraggio alle Pietre d’inciampo a Roma, in un clima di antisemitismo che non è facile da digerire. E infatti ha detto che «siamo tutti preoccupati da questo rigurgito di antisemitismo, che dobbiamo davvero contrastare con grande forza». Era su RadioUno e ha risposto alle domande su quei gesti davvero raccapriccianti: «Voglio esprimermi su questi gesti inqualificabili, degni veramente di una condanna fermissima da parte di tutti coloro che vogliono la pace, la democrazia, che conoscono l’errore, l’orrore anzi, di quello che è stata la dittatura nazifascista, per cui siamo tutti preoccupati da questo rigurgito di antisemitismo, che dobbiamo davvero contrastare con grande forza», ha detto Schlein.
Salvo poi cascare sulla parolina giustificazionista, che una leader non si dovrebbe mai permettere: «Così come - ha proseguito la segretaria del Pd - dobbiamo contrastare chi soffia su uno scontro di civiltà, chi cerca di soffiare sull’islamofobia. Serve anche un grande sforzo culturale perché siamo estremamente preoccupati da questo ritorno di odio e di violenza». La caccia all’ebreo è sotto i nostri occhi, in Occidente nessuno insegue per strada i palestinesi. Ma per la Schlein “la barra” da tenere in un momento così tragico «non può che essere il rispetto del diritto internazionale da parte internazionale da parte di tutti».
Tutti chi? Lo chiede lei ai terroristi di Hamas? Ma comprende lei per prima che cosa è capace di dire? Attaccare Hamas – sia con le armi che con le parole – non può essere spacciato per islamofobia, perché è rifiuto del terrorismo che rappresenta l’orrore dei giorni nostri. Deve stare attenta anche la Schlein all’utilizzo delle parole, soprattutto alla vigilia della manifestazione dell’11 novembre a Roma. Il Pd scommette su quella mobilitazione, ma certe parole d’ordine diventano richiamo irresistibile per quegli estremisti che le utilizzano proprio contro Israele e l’Occidente. Per dirla tutta: ci saranno anche bandiere palestinesi a quella manifestazione, onorevole Schlein? Chi le sventolerà e con quali slogan? Saranno ammesse anche quelle dello Stato ebraico o dobbiamo temere una maxirissa generale? È il dovere della responsabilità quello che deve muovere leader politici che sembrano incapaci di uscire da un’ambiguità che è sempre più pericolosa.
A quella manifestazione sarà presente anche Giuseppe Conte – non si sa se per un saluto o per un discorso – e siccome è promotore di una piattaforma ancora più estremistica della Schlein, c’è da chiedersi che cosa potrà venire fuori dai proclami sul palco. Scatenare le viscere di un mondo filopalestinese sempre più violento nelle sue espressioni e nelle manifestazioni che si susseguono potrebbe avere conseguenze dannose. E non c’è davvero bisogno di incendiare gli animi accusando di islamofobia chi è semplicemente contro Hamas. C’è tanta gente che ha solo paura di azioni che si ripetono in ogni parte del mondo.