Il libro

I primitivi? Ma quale clava, erano dei gran geni: perché cambia la Storia

Giordano Bruno Guerri

Per gentile concessione dell’editore e dell’autore pubblichiamo alcuni stralci del libro “Storia del mondo. Dal Big Bang a oggi” di Giordano Bruno Guerri che è da questa mattina in libreria per la Nave di Teseo.

D’istinto immaginiamo i nostri antenati grugnenti, con la clava in mano, incapaci di fare altro che sfuggire alle bestie feroci, o di ucciderle. Invece, fra 70.000 e 30.000 anni fa, quel genio dell’uomo primitivo, in particolare il Sapiens, inventò molto di ciò che serve per sopravvivere e vivere, anche a noi. Sapeva commerciare, costruire, pregare, danzare, torturare, abbellirsi. Qualche capo - ce n’erano già- aveva creato un suo impero, immaginiamo esteso quanto un minuscolo staterello dei nostri tempi. La Madre Terra, che noi chiamiamo natura, era tutto: il Sole, la Luna, le migliaia di puntini luminosi nel cielo di notte, il mare che non si sapeva dove finiva, e gli si poteva dare confidenza soltanto per qualche passo, le piogge, la neve e la grandine, le malattie e la morte. Il Sapiens credeva che ogni pianta, luogo o minerale avesse uno spirito proprio, una vita interiore, e che dunque ci si potesse dialogare, onorandoli per averne qualche favore. Era la sua romantica religione, l’animismo. Però quegli spiriti non bastavano per spiegare l’origine dell’intero mondo. Si dovette attribuire a “spiriti” senza corpo visibile la nascita dell’universo e la responsabilità di fatti inspiegabili come un’eclissi: così nacquero gli dei.

DAI PIGMEI AI CINESI
Ogni popolo, da allora in poi, si raccontò numerose storie di dei e dee che più o meno in un batter d’occhio avevano creato tutto quanto. Le spiegazioni fornite dalle diverse culture sono affascinanti per fantasia, e c’è da rimpiangere di non conoscere quelle dei vari Homo e Sapiens preistorici, che dovevano essere ancora più bizzarre. Quelle che conosciamo sono così tante da richiedere un libro per raccontarle. Secondo i pigmei del Gabon, il dio Kmvum creò gli uomini facendoli uscire da certe noci.
Nell’antica cultura cinese, in un universo dominato dal caos e dalle tenebre si formò un uovo che conteneva le energie complementari di Yin e Yang. Lì nacque Pangu, un gigante cornuto e peloso. Dopo 18.000 anni, con un’ascia ruppe dall’interno il guscio e le parti leggere formarono il cielo, quelle pesanti la Terra.

Per evitare che Yin (nero) e Yang (bianco) si riunissero, Pangu si frappose fra loro finché - lui cresceva tre metri al giorno- furono abbastanza distanti. Dopo altri 18.000 anni, dal suo corpo nacque tutto il resto: da un occhio la Luna, dall’altro il Sole, dal respiro il vento ecc. Gli animali e le razze umane - lezione esemplare - si formarono dai parassiti del gigante. È una teoria che ricorda curiosamente, e ingenuamente, quella scientifica del Big Bang formulata nel secolo scorso. Se i nostri antenati avessero saputo che la creazione di tutto ha richiesto miliardi di anni, forse i popoli avrebbero cambiato idea sulla convinzione che un dio abbia voglia di intervenire nelle vicende umane, addirittura in quelle minuscole e privatissime. Molti Sapiens attuali stanno arrivando proprio a questa conclusione.

Un libro di Yuval Noah Harari, Sapiens. Da animali a dèi, si occupa delle tre grandi rivoluzioni dell’umanità: quella cognitiva, quella agricola e quella scientifica. Vediamo le prime due. La Rivoluzione cognitiva avvenne fra 70.000 e 30.000 anni fa. Non sappiamo come il Sapiens arrivò a formulare un linguaggio diverso dai suoni gutturali che già emetteva, a dare un nome a cose, stati d’animo e idee, fatto è che ci riuscì. Secondo una teoria attendibile, il linguaggio nacque non soltanto per scambiarsi informazioni importanti- segnalare un pericolo-, si sviluppò soprattutto per chiacchierare, un’attività fondamentale per ogni gruppo sociale. Una volta inventate le parole per definire azioni, oggetti e animali, unendole in una sequenza logica fu finalmente possibile discutere di argomenti complessi come l’esistenza, la morte, la divinità. Il linguaggio consente di elaborare teorie che possono essere trasmesse a tutti i Sapiens, creando nuove idee collettive e magari cambiando i comportamenti delle specie. Solo noi ne siamo capaci. Grazie al linguaggio sono possibili i grandi mutamenti sociali, possiamo convincere milioni o miliardi di individui diversi che una bibita è migliore delle altre oppure che la nostra nazione è nel giusto, l’altra nel torto, dunque occorre fare la guerra.

IL RUOLO DELLE DONNE
Con il nuovo strumento i Sapiens accelerarono - e accelerano- il loro sviluppo e arrivarono a prevalere sulle altre specie umane, fino a vederle scomparire. Se abbiamo tante lingue, è perché nella preistoria e nella storia antica le distanze erano tali da permettere pochi scambi, quindi ogni popolo ne sviluppò una propria, spesso diversissima da quella del vicino. Ancora oggi esistono circa 200 lingue. Migliaia di altre- o di dialetti - sono parlate da pochi Sapiens e non hanno avuto la dignità di venire riconosciute da uno stato. Ogni anno ne scompaiono circa 25, perché muoiono tutti quelli che le parlavano, e il fenomeno è destinato a crescere: la tecnologia che permette ai navigatori delle auto di parlare, le traduzioni automatiche, il correttore sul telefonino e molto altro, viene sviluppata soltanto per lingue parlate da molti Sapiens.

Con la scomparsa degli altri Homo e la nascita del linguaggio potremmo chiamare il Sapiens con il termine meno enfatico, e familiare, di “uomo”, però faremmo torto all’intero genere femminile in molte lingue, oltre l’italiano: in tedesco si può scegliere tra Mann (uomo, maschio) e Mensch (persona, maschile o femminile), in altre lingue no. Del resto, è possibile che proprio le donne abbiano contribuito molto alla nascita e allo sviluppo del linguaggio per certe - brillanti caratteristiche dell’emisfero sinistro del loro cervello. Aggiungiamo che circa 16.000 anni fa furono probabilmente delle donne a scoprire - in Cina, Giappone e nel Sahara, che allora era popolato e verde - come fabbricare le suppellettili leggere di cui avevano bisogno. Cuocendo una pasta di argilla, sabbia e acqua si potevano ottenere vasi, bicchieri, pentole, ciotole. Fu una rivoluzione cui quasi tutti i popoli arrivarono da soli.