Problemi
Orsa JJ4? Non solo: il problema di cinghiali, lupi e nutrie
Con l’orso Yoghi, indubbiamente, sarebbe stato diverso. Il ranger Smith l’avrebbe tramortito a botte di miele; e, recintato in un anfratto di Yellowstone, il plantigrado non avrebbe più rotto le balle a nessuno. Invece, con l’orsa Jj4 che ha steso un podista, è più complesso. L’Italia si divide soprattutto tra pragmatici di destra tendenti a sopprimerla e animalisti di sinistra che vorrebbero spedirla allo Zoosafari di Fasano, nel solco della rieducazione del reo. L’orso sloveno regolato dal dettato costituzionale, ci mancava. Ma la vera domanda è: se (tra talk e stampa, pareri giuridici e salotti tv) con un unico orso noi facciamo tutto questo casino mediatico, cosa potrebbe scoppiare quando gli italiani si accorgeranno di tutta la fauna selvatica che sta per varcare i confini della città?
L’allarme è stato lanciato da un preoccupatissimo Gian Marco Centinaio, leghista, attuale vicepresidente del Senato e già ministro dell’Agricoltura, a L’aria che tira su La7, dinanzi ad una altrettanto inquieta Myrta Merlino. La soluzione per le mandrie di cinghiali galoppanti su Roma c’è già: si è pensato ad abbatterli aprendo la caccia nell’urbe, con cotè di licenza mangereccia. Ma – dice Centinaio - le nutrie? Cosa accadrà con le nutrie? Le nutrie, grandi toponi dal Sudamerica scambiati per castori gentili, non essendo più preda dei cacciatori di pellicce, stanno proliferando sulle rivedi fiumi e torrenti; dei quali producono la caduta degli argini, attraverso lo scavo di tunnel, tane e galleria profonde anche sei metri.
CI SONO ANCHE GLI ALTRI
«Ora stiamo tutti sull’orso, ma vedrete che tra poco saremo qui a parlare dei lupi» aggiunge Centinaio, mentre Myrta si sbianca come un cencio, preoccupatissima. Già, i lupi. Gli ultimi sono stati avvistati non nella Foresta Nera, ma alle pendici di Busto Arsizio. Per non dire dei branchi che scendono dalla montagne marsicane per lambire l’intera provincia di Chieti. Certo, se si muovono i cinghiali, si muove l’intera filiera alimentare annessa. Affermano gli studiosi che «i dati scientifici raccolti sulla popolazione appenninica, in particolare nell’area della Majella, evidenziano come la principale fonte trofica per il lupo sia ormai rappresentata dal cinghiale; è ovvia conseguenza, quindi, che il lupo sia presente in quei territori con presenza stabile del cinghiale, anche per disponibilità di aree di rifugio. Ma questa presenza del lupo non risulta pericolosa per le persone».
Non sarà pericolosa però, scusate, è seccante. Specie per gli abitanti di Bologna, ma anche per quelli non lontano da Torino, Parma, Forlì, Lucca, Roma, Ascoli e Matera, dove l’ululato dei lupi è sempre più incombente. In Ungheria, per dire, in queste ore, è arrivato un lupo dalla Svizzera. Era senza permesso di soggiorno, e gli ungheresi l’hanno accoppato subito. Ma l’avanzata della fauna selvatica in Italia è tenace. Il granchio di acqua dolce si nasconde e prolifera nei canali sotterranei dei Mercati di Traiano romani, mentre tra i rami di olmi e magnolie s’ingozzano di bacche e semi centinaia di pappagalli di due specie ormai ambientate nella capitale, il parrocchetto dal collare e il parrocchetto monaco. I parrocchietti -sembra una battuta- si concentrano pure a Città del Vaticano. Mentre il falco pellegrino nidifica tra grattacieli e campanili di Roma e Bologna; e la proliferazione dell’uccello Fratino detto «il padulo del Molise» ha bloccato burocraticamente per ben 22 anni lo sviluppo delle linee ferroviarie pugliesi.
NEI CIELI DI MATERA
Le volpi non s’infilano più di nascosto nei pollai: sono osservabili nelle città italiane all’alba alla ricerca di cibo sotto le abitazioni. Poi ci sono i gabbiani abituati a vivere sui tetti dei palazzi e che oggis’infilano nei cassonetti sotto casa; e poi scoiattoli, rondoni, flotte di pipistrelli, truppe cammellate di ricci. Ed ecco l’orda del capovaccaio, specie di avvoltoio venerato dagli Egizi che non svolazza sul Nilo, bensì nei cieli affollati di Matera. Ora, al di là degli esposti delle associazioni animaliste e del Wwf, probabilmente, dato l’avvicinamento degli animali alle città, non ci vuole un etologo per capire l’esistenza di qualche falla quantomeno nelle politiche di ripopolamento...