Pasticcio
Vittorio Feltri e Alberto Stasi, "la Cassazione ha dato degli imbecilli ai giudici"
La riapertura del caso riguardante il delitto di Garlasco, avvenuto ai danni dell’allora studentessa Chiara Poggi e che ha visto come unico condannato il suo ex-fidanzato, Alberto Stasi, ha sconvolto sia l’opinione pubblica italiana sia la famiglia Poggi, che credeva di aver chiuso con questa tragica storia. Il test del Dna obbligato ad Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara, che frequentava spesso la loro casa, ridà adito ai legali di Alberto Stasi, che gridano la sua innocenza a gran voce.
Del caso si parla anche a Quarta Repubblica, il programma di approfondimento di Rete 4, condotto da Nicola Porro. Ospite, in collegamento, c’è il direttore del Giornale, Vittorio Feltri, che di Stasi è proprio amico e lo frequenta spesso e non ha dubbi nel difenderlo: "Lo conosco bene Alberto Stasi, ci vado a pranzo anche adesso che è carcerato, però siccome lavora e può uscire di galera durante il giorno, io lo invito a pranzo al Baretto, facciamo tante chiacchiere e mi rendo conto che è una persona specchiata, una persona perbene, non è un assassino".
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"L'ultima volta l'ho visto 15 giorni fa, ancora non sapeva della riapertura del caso, ancora non era stata acclarata. Stasi nel primo processo fu assolto, in appello fu assolto. La Cassazione, invece, lo ha fatto condannare, quindi vuol dire che i giudici hanno dato degli imbecilli a quelli di primo e secondo grado e questa mi è sembrata una follia. Per quanto riguarda le prove, io non ne ho mai vista una. Solo deduzioni, solo ragionamenti arzigogolati, il povero Stasi è stato condannato in quella maniera lì, dopo tre gradi di giudizio, una cosa schifosa. Questo denota che la magistratura nostra, per l'amor di dio fa il suo lavoro e non lo neghiamo, però qualche volta lavora con i piedi e fra l'altro non vuole mai che si riformi, proprio perché sanno che così non pagheranno mai per i propri errori".