a zona bianca

Federico Rampini sul faccia a faccia Trump-Zelensky: "Bisogna guardare i primi 35 minuti"

"Qualcosa di preorganizzato c'era". Federico Rampini esordisce così ospite di Zona Bianca nella puntata in onda domenica 2 marzo. Qui, su Rete 4, si parla dell'acceso botta e risposta tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump alla Casa Bianca. In molti infatti si sono domandati se quanto andato in scena nello Studio Ovale tra il presidente ucraino e l'omologo americano fosse costruito a tavolino. "La posizione molto dura di Trump e di J. D. Vance era nota - commenta l'editorialista del Corriere della Sera -, in particolare la decisione di Trump di stabilire un dialogo con Putin, oserei dire perfino un rapporto preferenziale a questo punto" con il presidente russo.

Per Rampini non ci sono dubbi: andando a Washington "Zelensky sapeva di avventurarsi quasi in territorio nemico". "Io - premette nello studio di Giuseppe Brindisi - mi riconosco pienamente nel giudizio di Brett Stevens, editorialista del New York Times, è stata una pagina infame" per la storia americana. Tuttavia "non per giustificare, ma spiegare quello che è successo, bisognerebbe vedere gli interi 45 minuti, non solo gli ultimi 10", quelli dello scontro per l'appunto.

 

 

Il motivo? Nella prima parte "Zelensky era molto aggressivo, dal suo punto di vista era un'aggressività legittima, ma ha tentato più volte di incalzare Trump costringendolo a dire che Putin è l'aggressore, che Putin è un criminale". Inutile dire che questo ha creato una certa tensione, perché "se Trump ha deciso di portare Putin al tavolo di negoziato, quelle cose lì non le può dire e non le vuole dire, perché allora il negoziato non comincia nemmeno".