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Marina Berlusconi su Giorgia Meloni: "Ruolo decisamente complesso, merita rispetto"

"Non voglio accodarmi alla fila di coloro che demonizzano Trump a priori". Marina Berlusconi, di fronte a un'Europa preoccupata, frena: "È ancora troppo presto per dare giudizi definitivi". E il motivo è chiaro: "Stiamo parlando del presidente della più grande democrazia al mondo". Se, infatti, le sue prime mosse non possono che "generare più di una preoccupazione", va anche detto che "il forte pragmatismo di certe iniziative potrebbe portare a risultati rilevanti come la fine della guerra in Ucraina". A patto che la pace non venga fatta "sulla pelle di Kyiv e dell’Europa".

"La mia opinione su questa guerra - prosegue intervistata dal Foglio - è sempre stata una, e non è mai cambiata: la Russia ha invaso brutalmente un paese indipendente e libero. Per porre fine a questo terribile conflitto, sarà inevitabile un compromesso, ma sono assolutamente convinta che la fine della guerra non debba coincidere con la resa di Kyiv e la vittoria di Mosca. All’Ucraina spettano le garanzie necessarie per la sua sicurezza e la sua indipendenza. È un passaggio molto delicato, fondamentale anche per il nostro futuro: lasciar vincere la Russia creerebbe un precedente gravissimo, che darebbe ai regimi autocratici una sorta di via libera a occupare con la forza altri paesi". A chi le ricorda il rapporto di suo padre Silvio Berlusconi con Vladimir Putin, l'imprenditrice risponde: "Mio padre ha sempre fatto di tutto per avvicinare la Russia putiniana all’Occidente. E nell’ultimo periodo della sua vita diceva che Putin lo aveva deluso, che non era più l’uomo che aveva conosciuto".

Una cosa certa su Trump c'è: "Alla lunga la sua strategia (quella di Trump) di mettere gli altri paesi continuamente sotto pressione si trasformerà in una forza centrifuga sempre più violenta, capace di separare e dividere la comunità occidentale. Spero davvero che il paese che è sempre stato il principale garante dell’Occidente non abbia ora un presidente che ambisce a diventare lui il ‘rottamatore’ dell’Occidente stesso, demolendo così tutto quello che l’America è stata negli ultimi ottant’anni". 

 

 

La primogenita del Cav critica anche i dazi già annunciati dal tycoon: "Da convinta sostenitrice del libero mercato, non posso che avere grosse perplessità su tutto ciò e, più in generale, il protezionismo". Diverso discorso sulla presenza di Elon Musk e i Big Tech a Washington. L'imprenditrice non si scandalizza. D'altronde, "devo dire che la loro forza incontrastata è una anomalia che faceva già paura prima. Nella storia dell’umanità non si era mai assistito a una simile concentrazione di potere, ricchezza e interessi nelle mani di pochi soggetti. Servono limiti e regole. Va riconosciuto che l’Europa e anche l’Italia hanno cominciato a muoversi su questo fronte: mi auguro davvero che ora non si lascino condizionare dalla marcia indietro di Trump". 

A proposito di politica, "oggi tutti dovremmo aver chiaro che l’Europa non è un’opzione, ma una scelta obbligata, senza alternative. I 27 Stati europei, presi singolarmente, sono poco più di un’espressione geografica". Per quanto riguarda l'Italia, invece, "bisogna dare atto che la destra italiana riesce a mantenere una posizione di equilibrio e piena adesione ai valori democratici. Mi lasci dire che chi si è inventato il nostro centrodestra trent’anni fa ci aveva visto lungo... Oggi viviamo una fase storica molto difficile e il ruolo di Giorgia Meloni è decisamente complesso". Ragione per cui Marina Berlusconi si dice "convinta che meriti stima e rispetto per quello che sta facendo. Purtroppo la situazione appare molto diversa in altri paesi, dove i movimenti più radicali si stanno rafforzando: in alcuni casi addirittura dettano l’agenda alle forze più moderate".

Dichiaratamente "antifascista, ma anche anticomunista", la figlia del fondatore di Forza Italia vede nell'integrazione la soluzione al problema-immigrazione: "Quello delle migrazioni è un problema epocale che ci porteremo dietro per chissà quanto tempo, e che si potrà risolvere – se mai si potrà risolvere – solo con l’integrazione e con il supporto allo sviluppo dei paesi di provenienza. Ma occorre anche molta ragionevolezza. È chiaro che non possiamo impedire a milioni di disperati d’inseguire il sogno di una vita migliore, ma è altrettanto chiaro che questa vita migliore non possiamo certo offrirla a tutti".