Fine dei giochi
Chiara Ferragni, si mette malissimo: ecco le lettere che la inchiodano
Chiara Ferragni rinviata a giudizio. Che l'influencer sia accusata di truffa aggravata per le vicende del Pandoro e delle uova di Pasqua non è più una novità. Quello che invece è nuovo sono le lettere che lascerebbero ben poco spazio all'immaginazione. Tutto ha avuto inizio durante la perquisizione degli investigatori negli uffici delle sue società. L'obiettivo? Raccogliere carte e testimonianze. Ecco, proprio dalle mail interne si evince come non tutti fossero convinti della campagna - in via teorica - a fin di bene. Ossia quella che si basava sulla vendita per beneficenza di pandori e uova di Pasqua griffate dall’influencer. Tra le mail citate da Repubblica, per esempio, c’è quella di un responsabile marketing di Cerealitalia, l’azienda delle uova di cioccolato che con Ferragni doveva sostenere l’associazione "I bambini delle fate": "Il nostro suggerimento è di eliminare la frase 'usiamo Pasqua per fare del bene', l’incipit è un po’ troppo sensibile rispetto al tema e alla modalità di sostegno progettuale condivisa".
Qui la risposta dello staff dell’imprenditrice: "Chiara ci tiene a utilizzare la dicitura 'A Pasqua facciamo del bene'". Ancora il dipendente: "È fuorviante in quanto passerebbe l’errato concetto che acquistando l’uovo si sostiene la causa benefica, ma in realtà la modalità di sostegno al progetto solidale è diversa, in quanto esula dal numero di uova vendute". Lo stesso Federico Camporese, responsabile de "I bambini delle fate", esprimeva perplessità: "Il comunicato porta il consumatore a pensare che comprando l’uovo si produca automaticamente un sostegno ai bambini delle fate (…) questo risulta ingannevole", scriveva il 21 febbraio 2022 in una mail a Cerealitalia.
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E sulla questione Pandoro i dubbi non sono meno numerosi. Nel novembre 2022, il dipendente di un’agenzia di comunicazione metteva in guardia Balocco: "Cf si sta prendendo tutto il bello di questa iniziativa e voi tutto il brutto (...) Fate molta attenzione". Alessandra Balocco, ad dell’azienda dolciaria (anche lei a giudizio), il 20 ottobre 2022 tuonava: "Si attribuiscono meriti che non hanno ma il buon Dio ne terrà conto al momento opportuno". E una responsabile dell’azienda le faceva eco: "Mi verrebbe da rispondere 'In realtà le vendite servono per pagare il vostro cachet esorbitante", Insomma, lettere che stridono con quanto dichiarato da Ferragni. Alla comunicazione del rinvio a giudizio, Chiara si è detta convinta di riuscire a far "emergere la mia assoluta innocenza". Ma con queste email il caso rischia di complicarsi.