Dritto al punto

Sabino Cassese contro i magistrati in protesta: "Senza fondamento, mi ricordano le falangi macedoni"

Claudio Brigliadori

«Alle proteste della magistratura do un giudizio negativo, non hanno un fondamento. Questa riforma semplicemente prevede che al posto di Un Consiglio superiore della magistratura ce ne siano due, con le stesse garanzie che ci sono oggi ma con due carriere separate, che sono in parte già state distinte. Mi sembra un eccesso di autodifesa e francamente dispiace vedere un potere dello Stato, il potere giudiziario, che si mette contro il potere legislativo, con le approvazioni parlamentari e il referendum. Perché contrapporsi ora e non al momento del referendum, quando tutti saremo chiamati a votare?».

La domanda posta da Sabino Cassese, forse il più importante costituzionalista italiano, a Tagadà su La7 centra il punto. Qual è il rapporto tra le toghe e la politica? «Se sono tutti d’accordo - gli chiede Tiziana Panella -, possibile che tutti si sbaglino e che tutti abbiano il problema di difendere la categoria e basta?». «Intanto mi preoccupa che ci sia qualcuno che parli di compattamento dei magistrati. Mi ricorda le falangi macedoni, i partiti, le associazioni. C’è una parte della magistratura, che io chiamo magistratura combattente, che è molto vocale, si esprime, e un’altra che silenziosamente fa il suo mestiere».

 

Il 27 febbraio sarà sciopero, e se l’adesione fosse massiccia «io non ne sarei felice, sono diventati una forza politica. Invece non devono esserlo. Loro sono lo Stato. È proprio l’assetto costituzionale del nostro Paese che viene posto in dubbio da un atteggiamento sindacale. I sindacati sono rappresentativi della società civile, non di una categoria di dipendenti pubblici quali sono i magistrati». Per la cronaca: l’intervista è andata in onda pochi minuti prima che Meloni annunciasse l’avviso di garanzia nei suoi confronti.

Tagadà, Cassese contro i magistrati: qui il video