Nemici stranieri

Massimo Giannini, fango da record contro Meloni: "Scambio perverso sulla pelle di un'umanità disperata"

Cosa unisce gli immigrati in catene di Donald Trump e l'arrivo di Almasry a Tripoli al grido "uh uh uh gli italiani"? Semplice, spiega Massimo Giannini nel suo editoriale su Repubblica di oggi: "Una comune, mefitica ideologia. La costruzione dello stesso nemico, lo stigma razziale sullo stesso capro espiatorio: lo straniero".

Ovviamente, artefice di questo razzismo politico è "l'internazionale sovranista" e qui Giannini piazza il primo colpo a effetto, paragonando Trump a il Mussolini di Scurati e Luca Marinelli, "figlio del secolo". L'onda nera, ormai è chiaro, per la sinistra italiana è talmente incontrastabile da superare mari, oceani, culture. E anche il senso del ridicolo, visto che gli "uh uh uh" libici non erano indirizzati tanto agli italiani in sé quanto alle autorità italiane che l'avevano arrestato.

 

 

 

Ma Giannini si diverte a parlare nell'ordine di "grancassa cattivista", "capocrazie autoritarie" e "destre xenofobe del pianeta". Il punto di partenza è il presidente americano: "Il virus trumpiano stavolta è più letale. Previa appropriazione indebita del mito Luther King, inocula le tossine della discriminazione nelle vene della più grande post-democrazia del mondo. La revoca del Dei, il protocollo che obbligava l’apparato federale a rispettare diversità, equità e inclusione. Il ripristino delle differenze salariali stabilite in base al genere e al colore della pelle. Cos’è questa roba, se non razzismo in purezza o maccartismo riveduto e corretto, non più per la canaglia comunista ma per la feccia afro-ispanica?".

 

 

 

Si passa quindi all'Italia, dove, sostiene l'editorialista di punta del quotidiano diretto da Mario Orfeo, "vediamo all’opera da tempo i cinici impresari del risentimento travestiti da leader di partito, pronti a giocarsi per un pugno di voti la vita dei disgraziati che affogano nel Mediterraneo". E se la prende con Nordio e Piantedosi sul caso Almasri. E con Giorgia Meloni, che "pur di tenere buoni i nipotini di Gheddafi — pronti a chiudere i rubinetti dell’energia e a riaprire quelli della migrazione — straccia il diritto internazionale e rimette in libertà un criminale". D'altronde, è la riflessione ai limiti del delirio ossessivo compulsivo di Giannini, "Perché indignarsi? Cos’è il Piano Mattei, se non uno scambio perverso sulla pelle di un’umanità disperata? E cos’è l’Operazione Albania, se non la cessione in outsourcing del dramma migratorio?". Chissà se Giannini avrebbe scritto le stesse cose quando gli "scambi perversi" con la Libia per contenere l'immigrazione clandestina li firmava il centrosinistra con l'allora ministro Minniti, del Pd.  Il finale, però, va oltre ogni più fantasiosa immaginazione, con citazione della predica della vescova americana Budde: "Trump l'ha guardata e ascoltata con disprezzo, mentre il fido Musk vomitava su X il suo gaudio perché ora 'gli Usa smetteranno di corrompere le organizzazioni religiose per facilitare l’immigrazione illegale'. In quel momento, evidentemente, il Dio di Donald e Elon era impegnato altrove. E il Dio di Giorgia, dov’è?".