Colpo di scena

Massimo Gramellini, "Bibbia e latino?": clamoroso su Valditara, come fa impazzire la sinistra

Incredibile, o quasi: per una volta, qualcuno di sinistra promuove Giuseppe Valditara. Il ministro dell'Istruzione, si sa, non è apprezzatissimo dalle opposizioni e intellettuali d'area, che lo accusano di essere retrogrado e reazionario. Forse anche solo per il fatto di credere nel valore di merito e disciplina, due concetti caduti un po' in disuso nelle aule italiane dal 1968 in avanti. 

Desta così un po' di scalpore il giudizio positivo di Massimo Gramellini, firma del Corriere della Sera, che nella sua rubrica quotidiana "Caffè" spende belle parole per la riforma messa a punto da Valditara per le elementari e le medie. Sintesi estrema dei nuovi programmi ideati a partire dal 2026/27: latino (non obbligatorio) dalla seconda media, musica e poesie da imparare a memoria alle elementari, più attenzione alla geografia e alla storia dell'Italia, di Roma e dell'Antica Grecia.

 

 

 

Roba da "libro Cuore", anacronistica, l'hanno bollata i compagni (di banco e non). Ma non per Gramellini. Dopo una premessa d'obbligo e decisamente amara ("In Italia qualunque riforma scolastica, umanistica o scientifica, conservatrice o progressista, è destinata a scontrarsi con le disfunzioni di un sistema soffocato dalla burocrazia e affidato alla buona volontà di insegnanti sottopagati”), il conduttore di In altre parole su La7 sottolinea: "Di per sé non c’è nulla di male nel far studiare la Bibbia e la storia dell’Occidente fin dalle elementari, o nel reinserire un’ora facoltativa di latino alle medie. Un albero non cresce senza le radici — le nostre sono Omero e la Bibbia — ed è importante saper distinguere Alessandro Magno da Carlomagno. Altrimenti si sarà indotti a pensare che sia tutto un magna-magna".  E tanti saluti a Elly Schlein, segretaria del Pd, che ha evocato tanto per cambiare atmosfere che ballano tra Ventennio e Secondo Dopoguerra (“Valditara ha nostalgia delle bacchettate sulle mani...").

Agli smemorati Gramellini rammenta che il latino "è come la cyclette, che sembra una fatica inutile perché pedali e resti fermo. Mentre in realtà ti stai facendo i muscoli con cui potrai scalare qualsiasi montagna. Certo - conclude - il pacchetto Bibbia-Occidente-latino rivela un progetto ideologico. Il tentativo di opporsi a una scuola globalizzata che, in nome dell’inclusione, finisca per allevare degli apolidi privi di un’identità definita e di una memoria condivisa. Però bisogna intendersi: sapere chi sei è un bene, se ti aiuta a incontrare gli altri con meno paura. Non se diventa un’arma per contrapporti o un pretesto per isolarti. Da che mondo è mondo, chiudersi peggiora le cose; è aprirsi che le migliora. Lo testimonia la storia dell’Occidente e lo scrivevano già Seneca e Marco Aurelio. In latino".