Doppia vergogna

Francesca Albanese-choc: "Inventato l'attacco alla sinagoga di Bologna"

Francesco Storace

Di mestiere fa la relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati. Di vocazione è specializzata nella difesa ad oltranza dei signori della guerra che dal 7 ottobre 2023 sono tornati a sognare lo sterminio del popolo ebraico. Torna a farsi ascoltare sulla rete Francesca Albanese, che già ha al suo attivo numerose imprese contro Israele. Nelle ultime ore è riuscita persino ad intervenire su quanto accaduto nei pressi della sinagoga di Bologna, anche se chiudendo occhi e orecchie. La relatrice dell’Onu che dovrebbe diffondere parole di pace, ha seminato zizzania su X pur di negare quanto accaduto nel capoluogo emiliano, (denunciato persino da post dei maggiorenti del Pd come Bonaccini, il sindaco Lepore e altri che nei giorni scorsi parlavano di assalto proprio alla sinagoga). In realtà è stata un’azione tentata, non riuscita appieno nei suoi obiettivi, solo perché c’era un presidio di forze di polizia.

Ma lei, senza nemmeno approfondire gli eventi, dalla sua scrivania ha sentenziato: «Inventare un attacco a una sinagoga per gettare cattiva luce sul corteo per la Palestina dimostra quanto siano in crisi i gruppi di pressione pro-Israele in Italia». Inventare? Ma ha compreso la signora che cosa è successo sabato in città, al punto da creare allarme persino nelle istituzioni del territorio, oltre che alla doverosa rabbia della comunità ebraica bolognese? Sa, la Albanese, che scrivere «l’invocazione costante dell’antisemitismo come clava per giustificare le azioni del governo israeliano» non fa che eccitare animi già abbastanza colpiti da una guerra senza fine e che ha un suo preciso inizio proprio in quel maledetto 7 ottobre? Quanto accaduto a Bologna in questi giorni non va affatto sottaciuto. Non attacco alla Sinagoga in senso letterale, ma che l’intendimento dei manifestanti fosse quello ormai lo ammettono in tanti. 

 

 

Lo stesso presidente della comunità ebraica, De Paz, è netto: «Sabato sera il corteo bolognese per Ramy Elgaml è transitato dalle parti della Comunità ebraica locale vandalizzando l’area e lasciando delle scritte che inneggiavano a “Giustizia per Gaza libera”. Non c’era nessuna ragione per passare di lì. Lo si è fatto di proposito, per lanciare un messaggio al mondo ebraico. Viene da chiedersi perché Bologna sia stata l’unica città italiana in cui le proteste abbiano preso di mira un soggetto come il nostro», aggiunge. E De Paz una risposta ce l’ha: «Questa è l’unica grande città in cui, all’esterno del palazzo comunale, sventola una bandiera palestinese; è una scelta che ho da tempo contestato al sindaco Matteo Lepore e di cui si deve assumere la responsabilità, perché evidentemente una correlazione tra le due cose c’è». La Albanese invece non se ne accorge. Eppure ad esprimere solidarietà agli ebrei di Bologna c’è stato anche l’arcivescovo Matteo Zuppi, che è presidente dei vescovi italiani, che ha affermato che «non c’è giustificazione per qualsiasi violenza» e condannato «l’inaccettabile e mai estinto seme dell’antisemitismo», oltre agli atti «contro le forze dell’ordine».

Domenica, in una nota congiunta, De Paz e la presidente dell’unione delle comunità ebraiche italiane, l’Ucei, Noemi Di Segni hanno ricordato che «la difesa dei luoghi ebraici e delle libertà religiose non è una concessione agli ebrei: è un problema che riguarda la democrazia italiana e sono gli italiani a dover respingere chi si pone fuori dal contesto democratico». A tal fine, aggiungevano, «non bastano espressioni di vicinanza del giorno dopo come quelle del sindaco di Bologna». Alle Nazioni Unite sono ancora più distanti...